why should I lie?

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Friday, December 21, 2012


Le Monde 20/12/12


L'Algérie est l'un des rares pays avec lesquels la France présente une balance commerciale positive alors que Paris privilégie ses investissements nord-africains au Maroc.


Erano i vecchi tempi della rivoluzione (o guerra) d'Algeria. Non so se i francesi preferissero chiamarla guerra, ma resta il fatto che questo conflitto avveniva   su suolo francese a tutti gli effetti. Che poi fosse una rivoluzione vera e propria, complicata in seguito dai rigurgiti dell'OAS, è irrilevante. L'amara importanza risiede nel fatto che in quel periodo si è dato fondo a tutte le riserve di crudeltà e inciviltà immaginabili e non. 
Ovviamente, in un periodo in cui la Francia marciava quasi esclusivamente a gas, la cosa più importante era mantenere il controllo delle riserve, praticamente illimitate, dell'Algeria. Ancora nel 1968, a sei anni cioè dalla fine del conflitto, ho assistito al carico della Jules Verne, metaniera francese fiore all'occhiello della flotta commerciale del Paese, che faceva la spola tra il porto d'Arzew e la costa mediterranea della Francia trasportando quantitativi per l'epoca impressionanti di metano liquefatto. Quando, qualche anno più tardi, entrarono in funzione gli impianti di liquefazione di Skikda, il commercio dell'LNG  diventò il vero business, vuoi per l'Algeria che per la Francia.
Ma cos'era successo nel frattempo? 
La "guerra" d'Algeria era terminata nella primavera del 1962.  Il poter mettere le mani sulle risorse energetiche algerine esautorando in caso i francesi,  faceva parte dei sogni di tante sorelle e ciò indipendentemente dal fatto che risultassero già affermate sul mercato al momento della pace. Ce n'era una in particolare, per di più new entry, che da anni scalpitava per entrare a far parte del club dei possibili partner degli algerini. Pensate come potessero prenderla i francesi: questi outsider erano gli italiani dell'ENI. In quel periodo l'appellativo "spaghetti" andava ancora di moda!
Ma poi!..Proprio quelli che durante la guerra vera, quella cioè tra algerini e parà francesi, prima del gran casino dell'OAS, erano accusati d'inviare armi ai ribelli algerini? Secondo la stampa dell'epoca navi cariche di armi provenienti dall'Italia(?) erano state bloccate dai francesi al largo delle coste algerine!
Il donatore, pur senza prove accessibili a noi popolo bue, risultava essere sempre lo stesso: tale Enrico Mattei, si mormorava. Non funzionò. La guerra vera, quella tra Paras e Feddajin finì e gli sgallettati dell'OAS non avrebbero mai potuto costituire un vero polo di riferimento per l'estrazione e il commercio degli idrocarburi algerini.
Ciononostante l'ENI mise in campo il piano b, alla volemose bene, e diventò uno degli attori principali nell'assistenza tecnica agli Algerini di Sonatrac. Mattei morì nel famoso incidente di Bascapè qualche mese dopo la pace elaborata da De Gaulle. Si parlò a lungo del fatto. Se ne riparla oggi a cinquanta anni di distanza. "Sono state le famose sette sorelle americane!" "No! Sono stati i francesi che temevano d'essere spiazzati dall'ENI!" "No! Sono stati gli americani che non volevano concorrenti al loro predominio!" etc.etc.
Sono passati 50 anni...e solo qualche vecchio barbouze potrebbe aiutarci a capire.
Però le scenate di gelosia  vanno avanti, tanto che la trattativa tra Algeria e Saipem per l'esportazione del gas verso Sardegna, Corsica etc. tramite nuovo gasdotto sottomarino viene ancora guardata con sospetto. E allora? Qualche profferta d'amore non guasta.

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