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MILANO - La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex numero uno di Eni, Paolo Scaroni, e per altre 7 persone per la vicenda della presunta maxi tangente algerina da circa 198 milioni di dollari. La richiesta di processo riguarda anche Eni e la sua controllata Saipem, imputate in base alla legge 231 del 2001 che prevede la responsabilità amministrativa delle imprese per i reati commessi dagli amministratori.

Solo alla metà di gennaio, la procura di Milano aveva chiuso le indagini nei confronti di Scaroni, e di altre sette manager del gruppo petrolifero, che aveva ribadito la sua estraneità, e di Saipem. Lo stesso Scaroni, parlando al telefono con Corrado Passera, aveva parlato di quei 198 milioni di dollari dicendo che"erano in qualche modo tangenti".

Secondo l'ipotesi dell'accusa, i 198 milioni di dollari sarebbero stati versati dalla controllata di Eni all'allora ministro dell'Energia dell'Algeria, Chekib Khelil, e al suo entourage per ottenere 7 grandi appalti petroliferi del valore di "oltre 8 miliardi di euro".
 I fatti, su cui la Procura ha raccolto tra l'altro le carte di rogatorie in Libano, Algeria, Svizzera, Lussemburgo e Hong-Kong, sarebbero avvenuti tra il 2007 fino almeno al 2010.

La conclusione delle indagini con la richiesta di giudizio, oltre Scaroni, ha riguardato anche l'ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, l'ex presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi, l'ex direttore finanziario prima di Saipem e poi di Eni, Alessandro Bernini, l'ex presidente ed ex ad di Saipem, Pietro Tali, l'ex responsabile Eni per il Nord-Africa, Antonio Vella, e poi Farid Noureddine Bedjaoui, il fiduciario di Khelil ritenuto l'intermediario tra i pubblici ufficiali in Algeria e i manager della controllata di Eni. E, infine, Samyr Ouraied, uomo di fiducia dello stesso Bedjaoui (entrambi latitanti). Per tutti il reato ipotizzato è concorso in corruzione internazionale al quale si è aggiunto, a quanto si è appreso di recente per Scaroni, Varone, Bernini, Tali, Bedjaoui e Ouraied, la dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante altri artifizi (art.3 del decreto legislativo 74/2000), e cioè per mezzo di false fatturazioni e falso impianto contabile.