why should I lie?

why should I lie?

Wednesday, January 26, 2005

SCHIERARSI "a priori"
ovvero
TRASVERSALMENTE PARLANDO

Lo confesso: ho avuto la fortuna di vivere il comunismo russo in URSS ai tempi di Breshnev. Ho imparato così ad apprezzarne (nel senso di "apprendere e valutare") gli aspetti più negativi e deleteri. Da un lato: lo svilimento dell'individuo, il falso entusiasmo nei confronti d'uno stato padrone, l'eliminazione ufficiale della disoccupazione facendo fare a tre persone il lavoro di una, la diffusione d'una cultura (?) limitata agli eroi consacrati del socialismo (Dom Knighi a Mosca era il più chiaro esempio di bottega "minculpop"). Dall'altro: la caccia all'informazione e al prodotto occidentale (in particolare alle musicassette dei gruppi pop più in voga in Occidente; non ridete! i gruppi pop sono stati per anni il simbolo della libertà e dell'emancipazione!), la diffusione d'informazioni (incontrollate sì ma certamente più vere di quelle ufficiali) mediante veline dattilografate o in alcuni casi scritte a mano e fotocopiate, lo sfogo di alcuni coraggiosi dissidenti (scrittori, poeti, pittori, tutti non inquadrati nel sistema), il volto d'un tassista estasiato nell'ascoltare i resoconti di quei fortunati che avevano visitato un qualsiasi paese in Occidente o almeno una delle repubbliche baltiche dove il comunismo era relativamente più annacquato, l'opera nascosta degli intellettuali (innamorati del loro Paese) che hanno tentato di proteggere al massimo i monumenti e le memorie del passato.
Il POPOLO RUSSO (tutto assolutamente maiuscolo) ha vissuto e sofferto questa situazione. Ha però reagito introducendo mode decadenti ad imitazione della vecchia Inghilterra, creando barzellette, battute, stornelli, d'una causticità da far invidia ai Romani al tempo del papa re, facendo tesoro dell'esperienza accumulata "da non dimenticare" (esagerato definirla la "shoah" russa?), coltivando al massimo quelle amicizie con gli stranieri che il regime ha sempre scoraggiato.

Lo confesso: ho avuto la fortuna di vivere il fascismo negli anni del mio apprendimento, quando cioè, come tutti i bambini/ragazzi, ero più ricettivo verso gli input esterni. Ho registrato, così come poteva fare un Russo nel suo Paese a partire dal 1917, gli aspetti e le informazioni che un regime poteva e voleva mettere a disposizione del popolo per plasmarlo, fortunatamente non a sua immagine e somiglianza, bensì conformemente agli schemi "minculpop" che necessariamente una dittatura deve stabilire. Il fascismo mi ha dato l'opportunità di vivere avvenimenti indimenticabili sotto tutti i punti di vista. Ho partecipato alle adunate più o meno oceaniche, ho applaudito (con la maggioranza dei Romani del tempo) Hitler al suo arrivo a Roma. Ho fatto la fila per il pane e più tardi per l'acqua. Ho visto i corpi dopo il bombardamento di San Lorenzo a Roma. Ho visto uccidere un affamato che tentava di rubare la carne da un camion tedesco. Io stesso ho partecipato all'assalto per svuotare un deposito di patate della potente Wehrmacht. Per un pelo non sono rimasto intrappolato nella retata di via Rasella dopo l'omonimo attentato. Dopo l'arrivo delle truppe Alleate ho visto linciare un collaborazionista. Insomma, ho visto l'Italia agitarsi tra il nero e il rosso per poi sfociare in un bianco che più bianco non si può.

Lo confesso: ho avuto la fortuna di vivere a Pechino il primo post-comunismo Cinese degli anni ottanta compresi il primo Kentucky Fried Chicken inaugurato a cento metri dal mausoleo di Mao, i Mac Donalds che si moltiplicavano, la 'pizza diavolo' preparata da un calabrese nella pizzeria dello Sheraton, e la cena a 'El Tulà'. Questo grazie a Den Xiao Ping con cui l'era moderna ha avuto inizio per tutto il mondo. Nel '98 in un elegante ristorante di Pechino ho gustato un eccellente T-bone steak texano servito da una ragazza cino-americana al suono di musica eseguita da un complesso country, rigorosamente americano. Ho visto quell'anno a Pechino tre negozi Ferrari. Gli yuppies lasciavano gli uffici all'ora di pranzo per un rapido snack. Nonostante i nuovissimi fly-over, gli ingorghi d'auto si moltiplicavano facendo rimpiangere gli ingorghi di biciclette degli anni ottanta.

Credevo: d'aver assistito alla cristallizzazione d'un Paese, l'Italia, in funzione d'una situazione cristallizzata nel mondo. Poi, con qualche preavviso ovviamente, abbiamo sperimentato uno scossone rapido: il muro di Berlino crolla nel 1989. Guarda caso! L'unica giornalista italiana tedesco parlante , Lilli Gruber, era proprio lì a Berlino, ai piedi del muro. Che coincidenza!
(l'impressione sincera era che Hr. H.Kohl avesse distribuito i biglietti d'invito per l'evento preparato durante anni ed anni di lavoro con Reagan e Co.). Due anni più tardi crolla l'URSS. Si disgrega l'ideologia comunista che, qualora non fossero morti in tempo utile Moro e Berlinguer (ambedue cervelloni creativi), sarebbe sopravvissuta, pur se in forma attenuata, solamente in Italia. Scompaiono i partiti tradizionali. Questo è avvenuto a seguito di grandi sconvolgimenti economici, mafiosi, giudiziari. Il Vaticano ha perso il suo nitore grazie a personaggi come Marcinkus, Sindona, Calvi. La presa della religione cattolica sul popolo si allenta. Ormai i Rossi non mangiano più i bambini. I vescovi non s'azzardano più ad affermare che chi vota per i Rossi commette peccato mortale. Occhetto si presenta come agnello sacrificale: fa la svolta e pianta querce. Più tardi tutti i centrosinistrorsi pianteranno ulivi, girasoli, margherite etc.

Credevo: che il compromesso storico non sarebbe più stato di moda; poi, all'improvviso, che cosa spunta? Una nuova forma di compromesso, o meglio di associazione: il cattocomunismo. Si aggregano subito tutti quelli che un tempo erano bianco- sinistrorsi sulla scia dell'Aldo Moro immortalato con l'Unità sotto il braccio. Ma se Moro avesse letto l'Unità dei nostri giorni avrebbe egli accettato di farsi ritrarre in siffatta posa? In ogni caso il raggruppamento (non credo sia il caso di chiamarlo coalizione) ha trovato immediatamente i suoi sponsor e si è quindi lanciato in una sua politica confusa (certamente più di quella dei suoi avversari di centro-destra che, liberi nella loro casa, preferiscono schierarsi a mò di squadra di pallone, o di pallonari?) tentando di applicare in Italia regole e principi in assoluta contraddizione con quelli dell'Europa liberista. Si conservano: una cassa integrazione, una golden share, alcune partecipazioni statali mascherate (le multe accumulate nel tempo ci costano una fortuna!). Si evita di discutere troppo di questi argomenti in quanto i sindacati (con l'appoggio in pectore dei cattocomunisti), pur dichiarandosi pro Europa, preferirebbero lasciare tutto come prima, o ancora meglio, ripristinare la situazione degli anni prelavaggio delle mani. I sondaggi la fanno da padrone! Chi si scopre troppo perde il favore delle genti.

Trasversalmente si vince! E la trasversalità da dove vien fuori? Dal voler mantenere il miglior rapporto possibile con interessi, tradizioni, ideologie, religioni e superstizioni radicati nella popolazione. In parole povere...con il numero di voti potenziali sui quali ognuna delle due fazioni vuole porre l'ipoteca per le prossime elezioni.
Così nascono alcune decisioni parlamentari ed alcune leggi. La più recente (era estremamente importante assicurarsi il favore del Vaticano e quindi dei bempensanti, siano essi cattocomunisti o solamente catto) è quella sulla "procreazione assistita".

Radicalmente Radicali: riescono a far approvare quattro referendum abrogativi di altrettanti articoli della legge.

Religiosamente Vescovi: giustamente, è il loro compito; si schierano contro l'abrogazione degli articoli in questione (attenzione! uno degli articoli, se mantenuto tal quale, prelude all'abrogazione della legge sull'aborto in quanto, se all'embrione viene attribuita la dignità di essere umano, la norma permetterebbe di mettere sotto accusa per omicidio vuoi paziente che medico).
Ingiusta, scorretta e perseguibile per via diplomatica (e spero venga fatto) in quanto contraria al concordato, è l'esortazione di detti Vescovi (del Vaticano, quindi) a boicottare i referendum così da invalidarli. Questa è una vera ingerenza negli affari di casa nostra.
Lo scrive chiaramente Eugenio Scalfari nel suo editoriale su La Repubblica del 23 gennaio 2005. Bondi, su Il Giornale del 24 gennaio accusa a sua volta Scalfari d'interferenza con il sentimento religioso, di non rispetto dell'autorità dei Vescovi e il solito blà blà.
Dell'articolo di Scalfari, di cui condivido pienamente il contenuto, voglio criticare solamente un paio di cosette:
· "...quando si entrerà nel vivo della campagna elettorale referendaria." Non posso credere che Scalfari non sappia che con i referendum abrogativi non si elegge bensì si abroga. Di conseguenza debbo assumere che la frase sia stata buttata là per insinuare che la trasversalità sulla legge fatalmente si romperà e che almeno una delle fazioni politiche (probabilmente ambedue) ne approfitterà per gettare le basi della campagna elettorale per il 2006.
· "...non abbiamo purtroppo un presidente del Consiglio che senta questo tipo di doveri." Sia ben chiaro: maiuscolo solo "Consiglio".

Domanda: perché ci si deve allineare necessariamente "a priori" con uno schieramento politico trascurando la logica che dovrebbe regolare ogni aspetto della nostra convivenza?
E' logico che i Politici (maiuscola vuoi per Cdestri che per Csinistri) non siano mai sufficientemente chiari nell'illustrazione al Popolo Bue (anche Lui ha diritto alle sue maiuscole!) dei progetti di legge, dei programmi e di quanto essi sono chiamati ad elaborare e decidere? Non parlo qui di chiarezza del linguaggio dove i Cdestri la vincono di gran lunga in quanto hanno abolito il politichese. Parlo di un'infinità di leggi e leggine che vengono fatte per adeguare il nostro Paese alle norme e direttive Europee. Perché non illustrare con sufficiente chiarezza che l'Europa, non l'Italia sola, prevede gestioni separate per rete ferroviaria, treni, stazioni? Perché non comunicare la necessità di abolire un certo numero di privilegi di categoria per adeguarci alla normativa Europea? Perché non si comincia a parlare di Sindacati Europei, a prescindere dai cinquanta orientamenti politici nostrani? Si rischierebbe, così facendo, di spostare consensi da un blocco all'altro? Certamente sì. Si introdurrebbe però il concetto pesantissimo di onestà e correttezza, concetto che renderebbe superflua la trasversalità.