why should I lie?

why should I lie?

Sunday, January 31, 2016

Caput mundi
ovvero:
Tipica Manifestazione di Ignoranti Sottosviluppati
"perché Parigi sì, Londra e New York, Hong Kong, Singapore sì e noi?"
Da recenti statistiche risulta che a Roma ci sono 62 auto ogni cento abitanti per un totale di circa due milioni tra auto, camion, bus e furgoni . E se un tempo la quasi totalità del parco auto era costituita da piccole o medie Fiat, ora imperano SUV, Jeep, AUDI e Mercedes. E la FCA si adegua.
A queste si devono aggiungere 800,000 tra moto e scooters. 


- E ci lamentiamo del fatto che la nostra città perde posizioni nelle classifiche del turismo?
- E ci lamentiamo del fatto che in pratica non esiste una singola strada di Roma senza almeno un'auto parcheggiata?
- E ci lamentiamo del fatto che strade, progettate e costruite ai tempi di Papi e Savoia (solo alcune un po' più "imperiali e ridondanti" ai tempi di Mascellone) e, sottoposte al traffico di oggi, si trasformino in un trionfo di buche? Provate a mettervi nei panni d'un sampietrino o d'un tappetino d'asfalto usurato e rattoppato!
- E lamentatevi pure d'un bordo di marciapiedi che, anche se raramente si salva dall'essere direttamente sottoposto a violenza da parte di un'auto che ci parcheggia in parte sopra, soffre comunque del fatto che le decine di tonnellate di auto parcheggiate lungo lui medesimo lo sollecitano in modo diverso da quello per cui aveva programmato le sue funzioni.
- A questo aggiungiamo il fatto che le segnalazioni stradali sono fissate (?? almeno fin quando i bulloncini galvanizzati non vengano fregati) a paletti a loro volta galvanizzati, ma sottosviluppati in dimensioni, che con facilità e inciviltà vengono divelti e/o strappati dal terreno in cui sono sommariamente installati.
E le vernici stradali? Pur supponendo che le concentrazioni in componenti nobili (biossido di titanio e microsfere di vetro) siano quelle da capitolato (???) queste vernici non manifestano una grande passione per le pavimentazioni in pietra, in particolare i sampietrini che non ricambiano la loro passione appiccicosa di aderenza cosa che, invece, viene manifestata, in condizioni di qualità verace, per il tappetino d'asfalto.

- E dei monumenti? Ne parleremo un'altra volta.
Viene comunque il sospetto che stiamo assistendo, ormai da anni, alla lavorazione del nuovo film "La grande schifezza".


Tuesday, January 26, 2016



    Ma è proprio una fissa!

Skadad rysk ubåt söks i skärgården


Svezia
Nella baia (di Stoccolma) è in atto la ricerca di un 
sottomarino russo danneggiato 
(notizia vecchia di qualche settimana)
Ett nödsamtal på ryska föregick ubåtslarmet i Stockholms skärgård. När ubåtsspaningarna
inletts startade dessutom radiotrafik mellan en sändare i skärgården och en sändare i den 
ryska enklaven Kaliningrad. 
Detta tyder på att det kan finnas en skadad rysk ubåt på svenskt vatten.

Una richiesta di soccorso  allarme sottomarino in russo è stata ascoltata 
in provenienza dalla baia di Stoccolma. 
Quando la ricerca sottomarina è cominciata, si è rilevato un intenso traffico
radio  tra un'emittente nella baia e l'enclave russa di Kaliningrad.
Il tutto fa pensare che in acque svedesi ci sia un sottomarino russo in 
panne. 
Commento:
Lo scorso mese di luglio sommozzatori svedesi avevano individuato un 
primo sottomarino russo immerso in prossimità dell'isola di Goetland (?).
Hanno quindi organizzato un'ispezione subacquea e...
sorpresa!..
era un residuato della guerra '15-'18!
...lui però era silenzioso.






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törre ubåt.

Friday, January 15, 2016

Professioni pericolose 

dalla stampa 1990: 


MILANO  Eni e Montedison hanno preso atto dell' intervento del presidente del Consiglio, Giulio Andreotti che domenica aveva comunicato l' intenzione di aprire un tavolo di trattativa per discutere subito una soluzione definitiva per il polo chimico. In attesa che il capo del governo convochi Raul Gardini e Gabriele Cagliari (probabilmente oggi stesso) la riunione del sindacato di blocco di Enimont fissata per ieri pomeriggio è slittata. Il presidente della Montedison andrà al negoziato finale avendo già fissato due paletti: la partecipazione del 40 per cento in Enimont posseduta dal gruppo di Foro Bonaparte non è in vendita e, inoltre, l' assemblea degli azionisti che dovrà portare da dieci a dodici i consiglieri d' amministrazione del polo resta convocata per il 27 e per il 28 febbraio. I tempi per la soluzione del problema-Enimont sembrano ormai molto stretti: ieri il consiglio d' amministrazione della Montedison ha approvato il nuovo progetto industriale del gruppo di Foro Bonaparte dove un ruolo rilevante è affidato alla joint-venture con l' Eni. Il progetto, questa mattina, sarà presentato ad Andreotti e a Cagliari e, subito dopo, ai sindacati. Da questo esame risulterà più chiaro il futuro del polo chimico. Il convulso lunedì mattina di Gardini e Cagliari aveva avuto un prologo nella giornata di domenica quando il presidente dell' Eni si era recato a Palazzo Chigi per definire la linea da seguire. Andreotti era stato piuttosto rigido invitando il responsabile dell' ente petrolifero a rispettare le indicazioni del governo che, fino al momento della definizione del nuovo accordo con Gardini, desidera che la parità fra pubbblico e privato non venga alterata con iniziative che hanno suscitato riserve anche da parte degli organi di controllo. Gli equilibri gestionali Il riferimento era a una riunione del collegio sindacale dell' Eni che alla fine di gennaio aveva invitato i vertici dell' ente a tenere un atteggiamento più favorevole all' interesse del partner pubblico sia per quanto riguarda gli equilibri gestionali di Enimont sia sulle scelte strategiche. L' incontro fra Cagliari e Andreotti si era concluso con l' annuncio che il governo non si sarebbe più limitato a fare da arbitro fra i due azionisti ma, vestiti pantaloncini e maglietta, sarebbe sceso direttamente in partita per porre fine alla lite che da quindici mesi avvelena la vita di Enimont. Andreotti con questo intervento ha delegittimato l' Eni? Difficile dirlo con certezza ma certo Gardini ha mostrato di crederlo tanto che in un passo del comunicato emesso nel pomeriggio chiede che, nel corso del prossimo negoziato, gli interlocutori siano muniti dei necessari poteri. L' affermazione ha suscitato il risentimento dell' Eni che ha risposto giudicando la dichiarazione inopinata e inopportuna in quanto sembra ignorare un comunicato della presidenza del Consiglio in cui si invitano le parti a incontrarsi in un clima di fiducia e comprensione. Insomma fra i due partner del polo, dopo due settimane di intesa totale, sono ricominciate le punture di spillo. La girandola di riunioni era cominciata ieri mattina intorno alle dieci. Gardini aveva convocato il consiglio d' amministrazione Montedison nella sede di Foro Bonaparte. Cagliari aveva fatto lo stesso con la giunta dell' Eni negli uffici di via Borgonuovo. La prima mossa veniva proprio dall' ente petrolifero che, dopo un paio d' ore di riunione, emetteva una nota in cui chiedeva al partner di rinviare la riunione del sindacato di blocco in attesa della annunciata convocazione da parte del governo. L' esecutivo dell' ente si dichiarava pronto ad avviare trattative con la Montedison volte ad una ridefinizione del rapporto fra i soci di Enimont e ciò anche sulla base di ulteriori indirizzi che potranno essere formulati dall' autorità di governo. Per rendere ancora più esplicito il suo invito Cagliari scriveva subito una lettera a Gardini nella quale gli chiedeva di rinviare la riunione del sindacato di blocco a breve e con lo stesso ordine del giorno. La nuova convocazione dovrà essere fatta con un preavviso di due giorni e comunque prima dell' assemblea Enimont convocata per il 27 e 28 febbraio. Dopo poche ore giungeva la risposta di Gardini. Accettata la richiesta di rinvio, veniva espressa soddisfazione per la decisione del governo di promuovere al più presto e senza pregiudiziali, una trattativa sugli assetti di Enimont. Lo svolgimento dell' assemblea L' apertura del negoziato, secondo Gardini, non pregiudica lo svolgimento dell' assemblea degli azionisti di Enimont convocata per fine febbraio. La trattativa, inoltre, dovrà svilupparsi tenendo conto che il vertice di Foro Bonaparte non ha alcuna intenzione di cedere la partecipazione nella joint-venture. Proprio per questo è stato ribadito l' impegno della Montedison nella chimica secondo un preciso programma di sviluppo già individuato. Il programma sarà esposto nei prossimi giorni al governo e alle parti sociali. Inutile dire che il negoziato non sarà semplice. Ciascuno degli interlocutori si è tenuto un asso nella manica: il governo, per rendere più convincenti le sue richieste, può sempre giocare la carta degli sgravi fiscali che il Parlamento non ha ancora concesso. Gardini tiene ferma la convocazione dell' assemblea di Enimont che porterà i rappresentanti privati da cinque a sette (anche se poi sul piano pratico questo aumento avrà scarse conseguenze sulla gestione). Nel piano che presenterà al governo, Gardini porrà tre quesiti: 1) le strategie di Enimont; 2) il problema dei conferimenti; 3) gli assetti azionari. I tre punti risultano strettamente legati fra di loro. Il leader di Ravenna chiederà che il polo, pur senza abbandonare la petrolchimica, cerchi di spostare l' attività sulla chimica innovativa e su quella dei materiali. Se questa impostazione sarà accettata si porrà, eventualmente, il problema di far confluire Himont nel polo. Altrimenti sarà anche inutile parlarne visto che l' integrazione produttiva si giustifica solo in una strategia di sviluppo in un settore ben preciso anziché in un altro. Fatte queste scelte si tratterà infine di definire gli assetti azionari. Al governo e all' Eni la parola definitiva.


Castellari
febbraio 1993

ex direttore generale delle Partecipazioni Statali, consulente di Deutsche Bank, alla Morgan Grenfell, all'ENI.  


 "...Non pensavo davvero che stesse meditando il suicidio...Il colloquio e' durato qualche minuto". Giulio Andreotti e' una delle ultime persone ad aver visto vivo Sergio Castellari: la mattina del 18 febbraio 1993.  Una visita strana, strana e brevissima. "Il colloquio e' durato qualche minuto", racconta Andreotti. Nel giugno del ' 92 Il manager aveva comunicato a lui la sua decisione di dimettersi dalla carica di direttore generale delle Partecipazioni Statali.
Qualche ora più tardi l'ex direttore generale delle Partecipazioni Statali scompare. 
Sergio Castellari viene trovato morto su una collina di Sacrofano, vicino Roma, il 23 febbraio 1993
"Due distinte fonti, aveva scritto  a Il Mondo, una delle quali i miei avvocati, mi hanno rappresentato concordemente che il sostituto procuratore Savia chiedeva che io mi presentassi a lui, per denunciare un qualsiasi significativo episodio delittuoso di tangenti nelle Partecipazioni Statali... Nel caso non avessi accettato la sua proposta, il sostituto procuratore Savia... avrebbe dato corso al provvedimento di mandato di cattura già firmato nei miei confronti"
Leggo: 
Un paio di giorni dopo il suo colloquio con Andreotti, Castellari viene ritrovato privo di vita, una pallottola in testa. Sembra che gli animali selvatici dell'area (essenzialmente cinghiali) avessero già cominciato a interessarsi al ghiotto boccone messo a loro disposizione. La pistola usata dal dirigente ministeriale per togliersi la vita, una Smith and Wesson, aveva la canna infilata nella cintura dei pantaloni. Il cane era alzato. Il tamburo, a sei colpi, aveva quattro proiettili inesplosi e un bossolo esploso. Quello sparato contro la tempia sinistra non è mai stato trovato.
Secondo gli inquirenti si è  suicidato (il 18,19,20,21o 22  febbraio?).

Cagliari
20 luglio 1993 
Nel novembre del 1989 fu nominato presidente dell’ENI. Negli anni del suo mandato, Cagliari si trovò a dover trattare con il governo e con la Montedison le complesse trattative sulla gestione della joint-venture chimica Enimont. Nel febbraio del 1993 Cagliari fu interrogato dalla Procura di Roma, proprio per il suo ruolo nella valutazione di Enimont fatta dall’ENI al momento dell’acquisto. 
Il 9 marzo 1993 fu arrestato su richiesta della procura di Milano.

Il 20 luglio 1993 Gabriele Cagliari fu trovato morto nelle docce del carcere di San Vittore, dove aveva trascorso quattro mesi di carcerazione preventiva, durante i quali era stato ripetutamente interrogato sugli sviluppi del caso Enimont. 
Cagliari si sarebbe ucciso soffocandosi con un sacchetto di plastica; il suo suicidio, preannunciato da una lettera scritta ai familiari dieci giorni prima, scatenò un acceso dibattito sull’utilizzo dello strumento della custodia cautelare da parte della magistratura. Nella lettera, Cagliari lancia delle accuse dure ai magistrati, come quella di voler instaurare uno Stato autoritario, e saluta la famiglia e gli amici.
Secondo gli inquirenti si è suicidato.

Gardini
23 luglio 1993
Gardini realizza con l'ENI la fusione delle attività chimiche dei due gruppi, fondando Enimont, di cui ENI e Montedison possiedono il 40% ciascuno, mentre il restante 20% è nelle mani del mercato azionario. Nel 1988 Gardini aveva ricevuto da Ciriaco de Mita e da Achille Occhetto — ovvero da maggioranza e opposizione — «sufficienti garanzie» sugli sgravi fiscali in seguito al conferimento delle attività chimiche di Montedison alla joint venture Enimont: ma il relativo decreto-legge decadde per due volte in Parlamento.

La lettura, che Gardini diede della violazione degli impegni, ne produsse una reazione inattesa: provò, con l'alleanza di altri "capitani coraggiosi" (raggruppati tra gli imprenditori del lombardo-veneto) a scalare Enimont, arrivando in una prima fase a vedere il successo e a commentare «La chimica sono io». L'intento di Gardini viene ostacolato da due fatti: da un lato il giudice decide il fermo provvisorio delle azioni in previsione dell'udienza di discussione del ricorso di ENI e della replica di Montedison; dall'altro si consuma la rottura dei rapporti con ENI e con il suo presidente Gabriele Cagliari, che secondo l'inchiesta di tre anni dopo svolse questo ruolo per consentire al PSI di Craxi di esercitare il suo ruolo di interdizione nell'operazione.
In seguito, Gardini è protagonista di speculazioni finanziarie poco fortunate e di scelte imprenditoriali infelici che prima lo portano a lasciare le cariche all'interno del gruppo Ferruzzi-Montedison e poi, una volta scoperte le tangenti generate dalla vendita del 40% di Enimont, alla morte per suicidio il 23 luglio 1993, Milano.
Secondo gli inquirenti si è suicidato.

Necci
28 maggio 2006
Chissà cosa conteneva il dossier dei servizi segreti stranieri che mostrò in giro pochi giorni prima di morire. E quali altri documenti che portava con sé sparirono quel giorno? (se lo chiede Cirino Pomicino)
La sua morte risale al 28 maggio del 2006. Quella mattina stava andando in bicicletta Lorenzo Necci, commis d'Etat della Prima Repubblica - ex ad delle Ferrovie dello Stato, già presidente di Enimont - passato indenne per le Forche Caudine di Mani Pulite, arrestato (e scagionato) nel ‘96, per peculato, corruzione aggravata, truffa in danno delle Ferrovie.

Era a Fasano, una pausa di relax alla «Masseria San Michele» con la sua compagna, e quella mattina un'auto lo travolse.
In questo caso c'è la certezza del "non suicidio".

Prescindendo da Sindona e Calvi, che le loro rogne le avevano trovate non lontano da San Pietro, sembra che le personalità qui trattate siano state accomunate dal binomio ENI-Enimont.
Se non si adottano le dovute precauzioni lavorare con petrolio e chimica è certamente pericoloso per l'umano, ma...a questo grado?


Tuesday, January 05, 2016

vale la pena tradurlo
rappresenta il pensiero di tutti noi...o quasi...

KRONIKEN 

Danske værdier er ikke længere nok

Spørgsmålet er, hvad der sker, hvis strømmen af flygtninge ikke stilner af. Hvad hvis Europa aldrig bliver det samme?

I Valori Danesi non sono più sufficienti
Il punto è: cosa accadrà se il flusso degli immigranti non si arresta. Cosa accadrà se l'Europa non sarà più la stessa?

    
14. FEBRUAR om aftenen skulle jeg hente min yngste datter hos en legekammerat, der bor i nærheden af os i det indre København. Jeg havde ikke set nyheder, og det var venindens mor, der fortalte mig, hvad der var sket foran Krudttønden.
La sera del 14 febbraio dovevo andare a prendere mia figlia, la più piccolina, a casa d'una compagna di giochi che abita vicino a noi nel centro di Copenhagen. Non avevo visto il notiziario in televisione e per questa ragione è stata la mamma dell'amichetta che mi ha raccontato quanto era avvenuto davanti a "Krudttoenden". (uccisione di Finn Noergaard per mano d'un islamico)
Jeg følte mig utryg, da jeg gik hjem med min datter i hånden. Dagen efter forstod jeg, at utrygheden havde været velbegrundet. Vi danskere har fået lov at vokse op med, at der normalt er en tv-skærm mellem os og verdens ondskab, som om verden var et andet sted. Pludselig var skærmen der ikke.
Tornando a casa con la mia bambina per mano ero molto preoccupato. Il giorno successivo ho capito che i miei timori erano ben giustificati. Noi danesi abbiamo avuto la possibilità di crescere avendo sempre uno schermo televisivo tra noi e la cattiveria del mondo, come se il mondo si trovasse in un altro posto. All'improvviso lo schermo non era più là.
I tidsrummet mellem drabet på Finn Nørgaard og drabet på Dan Uzan foran synagogen, var Omar El-Hussein blevet registreret på et overvågningskamera, mens han cyklede op ad Købmagergade. Min datter og jeg kunne have passeret ham. Senere på aftenen sad jeg og lavede fastelavnskostume, da jeg undrede mig over den vedvarende lyd af helikoptere over kvarteret. Jeg måtte tænde fjernsynet for at finde ud af, hvad der foregik.
Nel periodo intercorso tra l'uccisione di Finn Noergaard e l'uccisione di Dan Uzan davanti alla sinagoga, Omar El-Hussein era stato registrato da una videocamera di sorveglianza mentre transitava in bicicletta in Koebmargade.
Io e mia figlia potremmo essere passati vicini a lui. Più tardi in serata mentre ero seduto e preparavo i costumi per il carnevale ho udito con meraviglia il rombo costante degli elicotteri sopra il quartiere. Ho dovuto accendere la televisione per capire cosa stava accadendo.
I vores mediedækkede samtid klikker vi bestandigt frem og tilbage mellem nærvær og distance, ind og ud af normaliteten. Enhver mor eller far har i de forløbne uger og måneder måttet spørge sig selv, hvordan man taler med sit barn om, at andre børn drukner under forsøget på at krydse Middelhavet. Hvordan man taler med dem om, at nogen kan få sig selv til at gå ind på et musiksted eller stille sig foran en café og affyre en maskinpistol ind i den forsvarsløse menneskemængde. Forvandle en almindelig aften til Helvede på jorden.
Nel nostro tempo "coperto dai media" clickiamo avanti e indietro tra "vicino" e "lontano" "dentro" e "fuori" della "normalità". Ogni papà e mamma, nelle settimane e nei mesi trascorsi, ha dovuto chiedersi come si può accettare che il proprio bambino o altri bambini possano affogare nel tentativo di traversare il Mediterraneo. Come si può spiegare loro il fatto che "un qualcuno" entri in un locale di musica o si piazzi davanti a un caffè e spari con un mitra a un gruppo di persone indifese. Trasformare cioè una sera normale in un inferno.

Hvordan taler man om ondskab, når man ellers gerne vil lære sine børn at møde verden med tillid? Hvis man synes, at der mangler sammenhæng mellem liv og politik, skal man stille den slags spørgsmål. De er det manglende led.
Come si può parlare di crudele cattiveria quando si vorrebbe insegnare ai figli ad affrontare il mondo con fiducia? Se tu pensi che manca una relazione tra vita e politica devi porti questo tipo di domande. Queste sono la relazione mancante.
Mens vi bomber, fortsætter flokkene af voksne og børn over havet i overfyldte gummibåde
Mentre bombardiamo, altri gruppi di adulti e bambini tentano d'attraversare il mare su barconi strapieni. 
MANGE HAR FORSØGT at forklare terroristernes bevæggrunde, og forklaringerne veksler mellem en ideologisk, en social og en politisk vinkel. Ingen forklaring kan relativere terrorens diabolske perversitet, men hvorfor gjorde de det? Spørgsmålet trænger sig på, mens vi minder hinanden om, at drab på uskyldige intet har at gøre med islam.
In tanti hanno cercato di spiegare le ragioni all'origine del terrorismo e le spiegazioni variano a seconda che si guardi sotto un angolo  ideologico, sociale o politico. Nessuna spiegazione può mettere in relazione la perversità diabolica del terrore, ma perché lo hanno fatto? La domanda si pone allorché ci diciamo che l'uccisione d'innocenti non ha niente a che fare con l'Islam.
I Mellemøsten er muslimer terrorens første ofre, og der var muslimer både på Bataclan og Utøya. Hadet er det samme, hvad enten gerningsmændene er radikaliserede jihadister eller nynazister i Sverige, Tyskland, Ungarn eller Grækenland.
Nel Medioriente  le prime vittime del terrore sono i mussulmani e c'erano mussulmani sia a Bataclan (F) che a Utoya(N). L'odio è lo stesso, vuoi che i criminali siano jihadisti convinti o neonazisti in Svezia, Germania, Ungheria o Grecia.
Efter massakrerne i Paris 13. november har man i den franske debat gjort meget ud af at skelne mellem jihadisme og salafisme. I søgelyset er blandt andre en salafistisk imam i Brest, hvis prædikener spredes på internettet og når ud til titusinder af unge franske muslimer.
Dopo i massacri di Parigi del 13 Novembre si è molto dibattuto in Francia sulla differenza tra jihadismo e salafismo. Sotto i riflettori tra gli altri c'è un imam salafista di Brest, i cui sermoni vengono diffusi su internet e raggiungono decine di migliaia di giovani mussulmani francesi.
Selv hævder han at være på Islamisk Stats dødsliste, og hans tilhængere mener, at han med sine prædikener om mådehold og retskaffenhed tværtimod viser ghettoernes unge mænd et alternativ til forråelse og kriminalitet. Alle salafister er ikke jihadister, men på den anden side har terrorens gerningsmænd som regel været under indflydelse af en demagogisk og afstumpet udlægning af Koranen.
Lui stesso sostiene di essere incluso nell'elenco "di morte" dello Stato Islamico e i suoi seguaci ritengono che, al contrario, con i suoi sermoni relativi a comportamento e correttezza indica ai giovani un'alternativa all'abbrutimento e alla criminalità. Non tutti i salafisti sono jihadisti; d'altro canto i terroristi sono stati come regola sotto l'influsso d'una interpretazione demagogica e partigiana del Corano.

Politiet kan holde øje med de ekstreme imamer, og domstolene kan måske lukke munden på dem, men kun flertallet af besindige, fredselskende muslimer kan uskadeliggøre fanatikernes depraverede forvanskning af deres tro.
La polizia può sorvegliare con discrezione gli imam di posizione estrema e i tribunali possono forse chiuder le loro bocche, ma solo la maggioranza di mussulmani sobri e amanti della pace può neutralizzare i danneggiamenti depravati causati dal credo dei fanatici.
Er terroristerne overhovedet religiøse? Er de ikke bare en håndfuld frustrerede desperadoer, som ghettoernes udsigtsløse skyggeliv har drevet ud først i kriminalitet, siden i trodsig radikalisering? Ville de være blevet syrienskrigere og mordere, hvis de var blevet elsket? Hvis samfundet havde givet dem en chance?
Ma sono i terroristi veramente religiosi? Non si tratta per caso d'una manciata di disperati frustrati che la vita d'ombra senza prospettive dei ghetti ha spinto prima nella criminalità, poi nella radicalizzazione di sfida? Se fossero stati "amati" sarebbero diventati guerriglieri siriani e assassini? Se la Società avesse dato loro un'opportunità?
Meget taler for, at det er i fængslet snarere end moskeen, at man skal finde roden til deres had, men ville der ikke være mange flere terrorister blandt os, hvis social håbløshed og udstødelse var terrorens tilstrækkelige grund?
Molto sembra indicare che è più in carcere che nelle moschee dove ricercare le radici del loro odio, ma non ci sarebbero molti più terroristi in mezzo a noi se disperazione ed esclusione sociale fossero  ragione sufficiente per il terrore?
Nok er forstædernes forhærdede unge mænd ofre for dårlige odds og manglende integration, men det første skridt ud af ghettoen er og bliver at træde ud af offerrollen. Beslutte sig for, at det skal være løgn. Både Frankrig og Danmark har trods alt gratis skolegang. Det er vel en begyndelse, men jihadisterne søger ikke ud af offerrollen, de forskanser sig i den.
E' vero che giovani induriti dalle periferie, vittime di cattive possibilità e di integrazione inesistente, ma il primo passo fuori dai ghetto  è e rimane "rinunciare al ruolo di vittima".
Decidere che si trattava d'un falso. Sia Francia che Danimarca nonostante tutto mantengono la frequentazione gratuita della scuola. E' un inizio. Ma i Jihadisti non desiderano uscire dal ruolo di vittima in cui loro stessi si identificano.
Den tredje udlægning af terrorens motiver tager islamisternes egne udsagn for pålydende. Vestens krigsførelse i Afghanistan, Irak, Libyen og nu også Syrien nævnes i flæng med den palæstinensiske tragedie og kolonialismens lange skygger.
La terza lettura delle motivazioni del terrore prende al valore nominale le stesse dichiarazioni degli islamisti. La guerra condotta dall'Occidente in Afganistan, Irak, Libia ed ora in Siria è menzionata in modo intercambiabile con la tragedia palestinese e le ombre lunghe del colonialismo.
Vi er selv ude om det, lyder argumentet. Som alle andre guerillahære slår Islamisk Stat naturligvis igen, hvor den kan, bag fjendens linjer.
L'argomento indica che siamo noi a volere la situazione. Come gli altri guerrillas lo Stato Islamico risponde colpo su colpo, quando può, dietro le linee nemiche.
Vi bomber fra ti kilometers højde, de skyder ind i menneskemængden, før de udløser selvmordsbæltet.
Noi bombardiamo da una quota di dieci chilometri, quelli sparano negli assembramenti di persone prima di far saltare la cintura del suicidio.
Ud fra dét ræsonnement skulle man mene, at terroren ville ophøre, hvis al vestlig krigsførelse i Mellemøsten blev indstillet, men er det sandsynligt? Vestens krige kom, berettiget eller uberettiget, som en reaktion på det største af alle terrorangreb nogen sinde. 9/11 var næppe hævn for Den Første Golfkrig. Osama bin Laden var netop ikke Saddam Husseins allierede, selv om Bush den yngre og hans dystre stab hævdede det modsatte.
Partendo da questo ragionamento si dovrebbe concludere che il terrore si arresterà se tutte le attività di guerra dell'Ovest nel Medioriente vengono bloccate, ma è questo probabile? La guerra dell'Ovest à stata scatenata giustificata o ingiustificata come reazione a quella che è stata la più grande azione terroristica mai effettuata.
L'11 settembre non era una vendetta contro la Prima Guerra del Golfo. Osama bin Laden non era neanche alleato di Saddam Hussein, anche se Bush e il suo squallido staff sostenevano il contrario.
Snarere end at være drevet af sine grunde synes den islamistiske terror at opsøge dem med tilbagevirkende kraft, og offermyten er alle bødlers foretrukne selvforståelse.
Piuttosto che essere guidato dalle sue ragioni  il terrore islamista sembra cercare loro retroattivamente e il mito sacrificale è per i carnefici l'autocomprensione preferita.

Det første skridt ud af ghettoen er og bliver at træde ud af offerrollen

IL PRIMO PASSO FUORI DAL GHETTO E',E TALE RESTA,"USCIRE DAL RUOLO DI VITTIMA"

Mens vi bomber, fortsætter flokkene af voksne og børn over havet i overfyldte gummibåde. Man skal ikke have set mange minutters reportage fra Aleppo for at forstå, hvad de flygter fra, men begrebet ’flygtning’ har alligevel undergået en forandring.
Mentre bombardiamo continuano masse di adulti e bambini attraversare il mare in barconi strapieni. Basta aver visto pochi minuti del reportage da Aleppo per capire da cosa stanno fuggendo, ma il concetto di "migrante" è comunque cambiato.



Stampa Italiana

L'impianto Ilva di Taranto, in una foto del 3 agosto 2012.  REUTERS/Yara Nardi
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ROMA (Reuters) - Il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha firmato oggi il decreto che avvia la cessione dei complessi aziendali del gruppo Ilva di Taranto.
Una nota di Via Veneto spiega infatti che nella giornata di domani sarà pubblicato, sulla stampa nazionale ed internazionale, un invito a manifestare interesse all'operazione.
L'obiettivo dell'esecutivo è trasferire gli impianti entro il 30 giugno 2016, come previsto da un decreto del 4 dicembre scorso che consente di affittare o vendere gli impianti della più importante azienda siderurgica italiana.
Possiamo perciò concludere che tutte le iniziative giocherellone che tali Gheddafi, Putin e Berlusconi stavano montando prima della crisi debbano essere considerate defunte.
Viva l'Europa...viva gli USA
Magia dei numeri
3,14 e... via col cerchio!
12  reichsmark - costo di "Mein Kampf" nel 1930
13-17-23 sfortuna e fortuna secondo le varie smorfie
44 i Presidenti degli USA
86 gli Imperatori Romani
90 i numeri del lotto
266 i Papi fino ad oggi
600 gli anni tra Cristo e il Profeta
600 gli anni dallo scisma Lutero
600 gli anni tra Giordano (Bruno) e Giordano (pilota) ambedue arsi vivi
2000 e rotti gli anni che le religioni monoteiste ci affliggono