why should I lie?

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Thursday, February 09, 2017

Ma 'sto povero Dante, non se l'è mai filato nessuno?


In occasione di una discussione pubblica del progetto "ripristino della piazza Dante di Roma a fine dei lavori di ristrutturazione del palazzo di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti" ho avuto l'opportunità di esercitare, tra me e me, la facoltà del ricordo...

Come noto a tutti, in quel palazzo avranno i loro uffici gli 007 del DIS.
Il palazzo, degno dello stile savoiardo che caratterizza tutto il quartiere, è stato completato nel 1907 o giù di lì.
I lavori di ristrutturazione, iniziati a fine 2011, finiranno, se tutto va bene, nell'autunno del 2018. Ho già fatto notare che per costruire il Colosseo ci sono voluti 8 anni. Per costruire, ho detto, non per ristrutturare!
Sono nato da queste parti. Un po' di storia posso raccontarla.
A piazza Dante c'erano dei giardini molto belli con maestosi cedri del Libano e tante aiuole di rose. Un giardiniere si occupava della manutenzione delle aiuole e della pulizia dei sentieri che traversavano il parco. Ovviamente in quei tempi io nel parco ci giocavo munito di secchiello e paletta. Il guardiano del giardino, a sua volta munito non di secchiello ma di frustino, puniva con leggera precisa manovra, i dieci-dodicenni che si azzardavano a calpestare un'aiuola.
Di Dante neanche l'ombra. La sua statua non l'avevano ancora inventata
Molti speravano di vederla comparire un giorno, proprio lì. Maestosa: a fronteggiare con il suo stile semplice e ieratico l'atteggiamento "padronale" del palazzone destinato a farle da sfondo protettore.
E così arriviamo al 1939. E insieme al '39 arriva una selva di camion e di bulldozer dell'impresa che a quel tempo andava per la maggiore. No. Caltagirone non c'era ancora. Era probabilmente l'impresa del conte Vaselli. Ma anche tanti militari, muniti di gru e scavatori prendono parte attiva alla prima distruzione storica di piazza Dante.
Si mettono a scavare e a gettare cemento: molto, ma molto armato. Si parlava d'un solettone d'oltre un metro di spessore. Rispettano i maestosi cedri del Libano, quelli che hanno avuto l'accortezza di crescere nelle aree più periferiche del parco.
Si costruisce uno dei rifugi antiaerei più grandi e protetti d'Europa. Equipaggiato con impianti d'aria bonificata (contro eventuali gas) e condizionata. Le toilettes e le piccole cucine, tutte funzionanti, pur essendo parte d'un'opera pubblica, assicuravano una sopravvivenza "più che accettabile". 
Dimenticavo! Sul terrazzo del palazzo delle poste vengono installate postazioni di mitragliatrici e cannoncini antiaerei. Funzionanti!..Sì...all'avvistamento di qualche aereo (il primo fu un piccolo aereo francese che ci inondò di manifestini con sopra un bel teschio) cominciavano a sparare, anche se con scarso, se non nullo, successo.
Nel rifugio ho passato svariate ore, diurne e notturne, comprese quelle del primo bombardamento di Roma: 19 Luglio 1943. 
Ma ero già un duro: andavo per i 10 anni ed ero balilla.
Il 25 dello stesso mese, caduto Mussolini, eravamo tutti convinti che il benemerito rifugio non sarebbe servito per un lungo futuro. Ci sbagliavamo: l'8 agosto i B27 o 29 americani sono tornati; questa volta per bombardare i convogli militari fermi nella stazione Ostiense. 
Più tardi, quando Sciaboletta  scappò con Badoglio rifugiandosi nelle braccia degli americani, i tedeschi ci hanno agevolmente occupato e gli americani, per ovvie ragioni, sono stati costretti a bombardarci a più riprese. Il rifugio di piazza Dante continuò a svolgere le sue funzioni cui si aggiunsero quelle di ricovero di parte dei senzatetto generati dai bombardamenti. 
Finita finalmente la guerra, ci si ritrovò con due aree verdi, l'una a Est e l'altra a Ovest, separate da una zona cementificata sì, ma ricoperta di terra bella compatta, idonea per storiche partite di pallone. Mostri di cemento rivestiti in mattoncini rossi sorgevano a contorno del campo di calcio: erano le installazioni di presa d'aria e condizionamento del famoso rifugio antiaereo.
Eravamo nel '45.
E' strano. Questa situazione durò per molti anni fino a quando si presentarono:
- ENEL, o ACEA o chi per loro che, sulla fine degli anni '70 (se non sbaglio) decise d'installare una importante stazione di trasformazione e distribuzione in  parte delle strutture interrate. In quella occasione furono causati alcuni danni ai fabbricati più prossimi ai lavori.
- Archivio di Stato - che non sapeva dove mettere tonnellate di documenti che era, per legge, obbligato a mantenere in vita ma di cui non fregava niente a nessuno. Per caso ho assistito allo svuotamento di parte di questo archivio nel corso degli anni d'inizio secolo. I documenti contenuti in cartelle tipicamente ministeriali e fradici di umidità venivano caricati su camion per trasporto a incenerimento. Le cartelle portavano etichette del tipo: "La signora XXX contro l'amministrazione del comune YYY".
Poi nel '90 o giù di lì cominciarono i lavori di sistemazione della piazza. L'idea era buona: anche se costò la vita agli ultimi cedri che vivacchiavano nelle aree verdi selvagge est e ovest.
La piazza sistemata nella forma in cui tutti l'abbiamo conosciuta prima del primo colpo di piccone della Cassa Depositi e Prestiti, ha resistito una ventina d'anni. Non troppo bene, è vero. Sorveglianza e manutenzione si sono con il tempo affievolite; poi sono, se non erro, svanite.
Extracomunitari hanno bivaccato tranquilli. Intere famiglie organizzavano il loro pranzo domenicale all'interno dell'area. Niente di male, si dirà. Certo. Ma a condizione che il tutto venga lasciato in condizioni d'ordine e di pulizia accettabili. E la pipì dove la si fa? E il pannolino del pupo dove lo butto? E da qui a trasferirci la residenza il passo è stato breve. Molto breve. E con la residenza? Porcaio, spaccio, spesso violenza.
"Caro Dante" La domanda è superflua, è vero. Ma è d'obbligo.
"In quale cantica ci sistemerai?"







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