why should I lie?

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Sunday, October 11, 2015

La Svezia: splendore, timori e fobie


Ho messo piede in Svezia per la prima volta nell'estate del 1955: Stoccolma, quindi Goteborg.
In quell'occasione sono stato anche molto fortunato con il tempo: sole durante il giorno lunghissimo mentre nella breve notte il cielo brillava per luce diffusa a sua volta condita da un'insalata di stelle. 
Inutile aggiungere che, poco più che ventenne, ero molto sensibile al fascino delle splendide bionde che contribuivano ad aumentare l'attrazione esercitata da una città come Stoccolma, sorprendente sia per la sua bellezza che per la perfezione organizzativa che vi si viveva. 
Un solo aspetto risultava un po' ostico: lo svenska trafik, a sinistra come in Inghilterra. Beh, no! Non solo quello. Aggiungiamoci un vero e proprio proibizionismo relativamente alla vendita di bevande alcooliche.
Son tornato a Stoccolma l'anno successivo in qualità di "diskare" ovvero "uomo-piatto" che, tradotto in buon italiano, significa "lavapiatti ". Infatti in Svezia noi giovani studenti potevamo lavorare per quindici-trenta giorni con un  permesso di lavoro temporaneo e senza avere la residenza nel Paese. Questo ci permetteva di pagarci fino a un mese di ferie, ovviamente raccogliendo le stoviglie dai tavolini d'un qualche self service e vivendo in abitazioni per studenti libere durante l'estate. In alternativa potevamo scaricare cassette di cola e aranciate: pagava meglio ma si sgobbava sul serio.
In fondo, cosa era la Svezia? Un piccolo grande paradiso in terra? 
No. Erano anche i tempi della guerra fredda. Un partito comunista esisteva anche in Svezia, è vero, ma in parlamento era al disotto del cinque per cento.
E una volta entrati in un giro d'amicizie locali si aveva l'opportunità di conoscere meglio gli aspetti, non dico nascosti, ma non direttamente esposti, della popolazione apparentemente felice e soddisfatta per la lunga e convincente stagione di pace e l'alto livello di vita.
Incubo numero uno per il cittadino svedese: il pericolo di guerra.
Ogni cittadino era fornito d'un libretto in cui si riassumevano obblighi e diritti in caso di guerra. Qualora il Paese venisse attaccato, la popolazione di Stoccolma (e immagino anche delle altre città principali) si divideva automaticamente in due categorie: a- quella coinvolta  direttamente nella difesa; b- quella della popolazione da proteggere. 
Mi si diceva che la città di Stoccolma era riprodotta nella roccia sottostante per una popolazione di circa 300,000 persone: mamme, bambini, vecchietti, medici e infermieri per le loro cure. Mi si diceva pure che tutte le strutture di sostegno e d'assistenza erano già in funzione, in parallelo con quelle di superficie.
E tutto questo, agli occhi d'un ragazzo italiano che aveva vissuto una guerra disastrosa nel suo Paese, appariva come una forma di miracolo organizzativo oltre che di democrazia applicata alla lettera.
Confesso dì esser tornato in Svezia almeno un'altra decina di volte. 
Ho assistito all'abolizione del proibizionismo (ma un controllo continua ad esistere con i "systembolaget" statali).
Ho assistito alla dispendiosa svolta dello svenska trafik da sinistra a destra.
Con mia sorpresa, durante una gita a Saltsioebaden, pacificamente in canoa, mi sono visto sbarcare sull'isola una ventina di "marines" ben armati mentre tre aerei "Draken" venivano misteriosamente sputati fuori dalla montagna che ci sormontava, decollati da piste in caverna che, immagino, fossero simili a quelle delle portaerei.
Erano esercitazioni; è vero. E tutto ciò aveva sullo sfondo la vera neutralità nella pace. Ma facevano comunque una certa impressione. 
Non erano ancora gli anni '60 quando ho visto passare nella metro di Stoccolma i primi convogli senza conducente gestiti esclusivamente da un sistema computerizzato.
Ho avuto anche la fortuna di visitare i luoghi che costituiscono una delle fonti del benessere svedese: le miniere di ferro di Kiruna. Ho viaggiato con il "malmtog" verso la splendida Narvik in Norvegia. 
Ho conosciuto però anche
...la Svezia dell'alto ufficiale Wennerstroem, che si guadagnava da vivere facendo la spia per la Russia Sovietica. Se la cavò con dieci anni di galera che scontò a cavallo tra gli anni '60 e '70. 
L'atmosfera in Svezia cambiò.
...e quella dell'assassinio del primo ministro Olov Palme. Caso mai risolto. 
Un vero e proprio incubo che dalla metà degli anni '80 incombe sulla Svezia, Paese che, anche a causa dei due eventi traumatici, ha ripreso parte della sua antica veste di mistero legata ai miti nordici.
L'ordine e la perfezione la fanno ancora da grandi; ma il tutto è condito con una certa dose d'imprevisto timore, talora confinante col panico.
Negli ultimi anni la Svezia, nonostante la disgregazione dell'Unione Sovietica, ha sofferto, e continua a soffrire, di incubi.
I movimenti di aerei, navi e, in particolare, di sottomarini russi vengono seguiti minuto per minuto. La neutralissima Svezia è arrivata addirittura a firmare, insieme alla Finlandia, un accordo di collaborazione con la NATO. 
Nel frattempo i Sukhoi russi volano sul Baltico sfiorando il territorio svedese. I sottomarini russi (d'altronde logicamente in movimento tra le basi russe e l'exclave di Kaliningrad) costituiscono un continuo allarme per la difesa svedese. 
L'allarmismo e la vocazione antirussa degli svedesi arrivano al punto che si rischiano incidenti diplomatici accoppiati a figure molto discutibili, se non si vuol dire "di merda", quando, così come è successo nello scorso luglio, alcuni sub hanno riportato la presenza d'un sottomarino russo tra le rocce del fondale sottomarino svedese. Solo due giorni dopo aver dato l'allarme, ci si è resi conto della reale personalità del sottomarino stesso: residuato della guerra '15-'18.
E ora?
Premio Nobel per la letteratura ad una scrittrice i cui meriti non sono in discussione, ma ai cui meriti vanno aggiunti l'origine ucraina e la continua campagna contro Stalin. Campagna meritoria, certamente, ma...che a parità di finale "in" i giudici svedesi abbiano avuto in mente una consonanza con tale Putin?








Svenskt territorium kränkt 42 gånger
USA, Ryssland, Tyskland, Norge... Flera är de länder som har kränkt svenskt territorium de senaste fem åren. Enligt en sammanställning som Försvarsdepartementet har gjort åt Dagens Nyheter har svenskt territorium kränkts 42 gånger under denna tidsperiod.

 



Kustkorvetten Berga under sökoperationen förra hösten.
Kustkorvetten Berga under sökoperationen förra hösten. Foto: FREDRIK SANDBERG / TT

Flest kränkningar, sju stycken, står USA för. Ryssland och Tyskland står för sex kränkningar vardera. På tredje plats kommer Norge med fem kränkningar, rapporterar tidningen.
Enligt överbefälhavaren Micael Bydén är det Ryssland som driver på utvecklingen i närområdet. Ryska flygplan flyger oftare än andra länders rakt mot Sverige och svänger undan i sista stund. Och till skillnad från andra nationer medger de inte kränkningar.
Kränkningarna gäller både luft- och sjöterritorium.

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