why should I lie?

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Thursday, June 20, 2013

EUROPA - Se ne continua a parlare con lingua biforcuta.


Ormai lo sappiamo: nessuno vuole l'Europa vera
Tutti fingono di operare in nome dell'Europa.
Tutti parlano d'Europa, di direttive europee, di patti di stabilità, di obblighi comunitari. 
Tutti si lamentano se la crisi colpisce, anche se solo di striscio o di rimbalzo, il proprio Paese. 
Tutti sono pronti ad accusare gli altri partner quando le cose non vanno nel verso,  per loro, giusto. Tutti inviano i propri primi ministri a dialogare con quelli più forti di loro. Tornano incavolati e ricominciano a parlare del "bene del proprio Paese etc".
Siamo al livello di Lombardia contro Calabria, di Piemonte contro Sicilia. Solo che qui si riproducono a livello europeo le condizioni di tutti i conflitti che noi conosciamo fin dal momento in cui l'Italia è stata più o meno creata e tentativamente organizzata.
Nessuno dei politici in carica vuole una Europa vera, una Europa stato punto e basta. 
E non cerchiamo scuse nella diversità delle culture, delle religioni, delle lingue.
Consideriamo l'India.  Un indiano di New Delhi è certamente diverso da uno di Goa o di Mumbai. I Sikh vivono secondo certe tradizioni religiose; altri indiani hanno tradizioni ed usi completamente diversi. Il rapporto è  simile a quello che intercorre tra uno scandinavo rispetto ed una popolazione mediterranea.
Ma tutti possono parlare una lingua comune. Tutti sono uniti sotto una stessa bandiera. Questa non è né un'esaltazione dell'India né degli indiani. Anche loro hanno una marea di problemi. E' solo una constatazione.
Lo stesso valeva, anche se in modo più oppressivo, in Unione Sovietica. Mi si dirà: é caduta. Risponderò: è caduto l'ordinamento comunista.
Noi europei continuiamo ad essere un insieme di stati, ognuno con le sue quasi intoccabili tradizioni. Tutte le famigerate direttive europee vengono tradotte in 25 lingue, a meno che non sia stato aggiunto anche il gaelico, con cui sarebbero 26. Mettere da parte le monarchie? Bestemmia. Dimenticare lo spirito napoleonico e gaullista in un Paese come la Francia? Neanche a pensarlo! E la furbizia di Paesi che, forti di trattati di pace o d'indipendenza separati - trattati vecchi d'oltre cinquant'anni, come l'Austria - o semplicemente acquisiti in base a strane trattative politiche, come Cipro, non aiuta certo. E le tradizioni religiose, che in nessun modo dovrebbero interferire con l'Europa stessa (noi gay qui ci sposiamo, lì no, in quell'altro Paese facciamo casino). E non ultimo, il problema della tassabilità della prostituzione.
Vogliamo contare e nominare le palle al piede dell'Europa? Vogliamo elencare le possibili soluzioni?
Al primo posto: inglesi, danesi, svedesi, olandesi e le loro monarchie. Tutte da sostituire con governatorati, a parità con gli altri stati componenti (Il Belgio è quello che meno rompe tra i sistemi monarchici; riconosciamolo!).
Al secondo posto: l'esitazione nel creare un ridimensionamento politico di Francia, Inghilterra e Germania. In caso di resistenza ad oltranza, lo sfottò potrebbe rappresentare un'arma valida.
Al terzo posto: la mancanza d'un codice etico del cittadino europeo, codice che tra l'altro deve allineare perfettamente tutti i cittadini, inclusi gli operatori dei vari culti, i sinti, i rom etc.
Al quarto, ma molto importante: l'eliminazione di oasi fiscali di maggior favore (Monaco, San Marino, Andorra, Cipro, isole e protettorati inglesi; e alla lista di proscrizione aggiungerei la figura politico-economica dello Stato del Vaticano)
Al quinto posto: le rappresentanze diplomatiche stato europeo vs. stato europeo. Spreco di quattrini. Tutte da eliminare.
Al sesto posto: eliminazione della partecipazione dei singoli Paesi alla NATO. Costituzione di forze armate europee che potranno eventualmente allearsi e coordinarsi con gli altri membri NATO (USA,Canada etc.)
Al settimo posto: eliminazione di regioni o aree a statuto speciale. Proibizione di crearne altre.
Continuando nell'elencazione potrei arrivare a infinito +1. Mi accontenterei però di questi primi sette punti, naturalmente a condizione che non vengano realizzati "alla volemose bene!"



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