why should I lie?

why should I lie?

Friday, November 26, 2010

I contributi alla ricerca

Siamo arrivati ai giorni del gran casino: scioperi, occupazioni, dichiarazioni politiche, voti in parlamento, trionfo del parolaismo!
I precari della ricerca si ribellano. Gli studenti che, forse in un futuro prossimo, aspirano a diventare ricercatori, possibilmente a tempo pieno o, in mancanza di meglio precari, organizzano il casino più spinto.
Domanda: cosa vogliono ricercare e con quale scopo?
Partiamo dalle discipline tecnico-scientifiche.
In questo ambito la ricerca è, nella maggior parte dei casi, orientata verso l'individuazione e l'interpretazione di fenomeni relativi all'esistenza dell'individuo nel mondo nonché allo sviluppo di nuovi prodotti e delle relative tecnologie di produzione.
La ricerca è fondamentale. Ricordiamo però che, non trovandoci in un regime di tipo comunista, la ricerca nel settore tecnico è legata fondamentalmente agli interessi delle aziende private che dalla ricerca possono trarre benefici.
Le spese da sostenere non consistono solamente in cervelli, precari o meno, bensì anche in impianti macchinari e "consumables".
Le aziende devono investire nella ricerca. Vogliono però avere un ritorno economico immediato: ad esempio la deduzione dall'imponibile di tutte le spese investite in ricerca.
E' difficile, se non impossibile, controllare le spese che un'azienda dichiara aver investito in ricerca. E' quindi più semplice spostare la ricerca verso istituti universitari o assimilati.
Qualche anno fa' (molti in verità) alcune aziende avevano proposto di finanziare la ricerca universitaria in quei settori più vicini agli interessi delle aziende stesse. Ritorno immediato? I quattrini investiti dovrebbero essere portati in detrazione delle tasse dovute.
Scandalo del governo dell'epoca, nettamente sinistrorso.
Si disse: i privati investirebbero solo nelle università più qualificate aumentando così la differenza di "classe" o di "classifica" tra i vari atenei. A nessuno venne in mente che, qualora lo stato avesse pompato finanziamenti per la ricerca all'interno delle università "scamuffe" lasciando al privato il finanziamento della ricerca in quelle "di classe alta", si sarebbe potuto dar vita ad una competizione estremamente costruttiva. Qualcuno ha presente il MIT di Boston?
Bene! Anzi malissimo! I nostri politicanti hanno cervelli a peperini inquadrati nei loro colori e nelle loro convinzioni, spesso marxiste.
Risultato? Piangiamo. Facciamo ricerche tecnico scientifiche a rilento. Mancano i soldi del privato. Si finanziano ricerche letterarie, storiche e filosofiche d'interesse molto limitato per lo sviluppo del Paese. E il sistema dei precari non fa altro che alimentare malcontento e scarsa produttività.
Cambierà un giorno questo modus operandi?

No comments: