why should I lie?

why should I lie?

Saturday, March 03, 2018


Alcune cose ce le raccontano
Alcune cose le conosciamo per averle lette

...ma molte le ignoriamo

Cominciamo allora dall'inizio


Ci hanno raccontato come è nata l'Italia: frutto dei sogni e dei sacrifici di quelli  che, piemontesi, siciliani, campani, toscani, sardi o lombardi che fossero, aspiravano ad avere un Paese comune, un solo Re, una sola bandiera, un Papa un po' meno ingombrante.
Il quadro fornitoci dai cosiddetti storici è completo, lineare, entusiasmante per certi versi. Vediamo però cosa ci dice un mostro chiamato verità.
   Immaginiamo che una famiglia di regnanti di provincia sia afflitta  dal pensiero che un Paese che ha prodotto al suo interno personaggi come Cesare, Augusto, Traiano, Dante, Leonardo, etc.etc. si trovi oggi in condizioni di sudditanza e di assuefazione al frazionamento...e che potrebbe invece costituire un bel fiore all'occhiello per la dinastia nonché una bella fonte di risorse. Cesare, Traiano, Dante etc...in fondo, ma proprio in fondo, ci potrebbero anche interessare!
 Guarda di là: un bel regno/impero francese. Guarda a nord: altro regno/impero britannico. E a nordest? Non ne parliamo!.. tra Imperatori e Re!
Che figuraccia! Regno di Sardegna e basta? 
(questa si chiama invidia e non amor patrio - ndr)
   Di colpo, senza sollecitazione esterna alcuna, o meglio, solo in base a quella d'un leguleio possidente, ma sempre di provincia, decide: 
"Questa Italia s'ha da fare. Certo che s'ha da fare!"
 Che ci sia un po' d'invidia per chi ha territori più vasti e/o più ricchi è innegabile e che il leguleio consigliere di famiglia sia legato alla massoneria italiana, non troppo lontana da quella britannica, è forse un particolare giudicato "plus" dai committenti.  Ancora oggi, è vero, è difficile stabilire se  quei Savoia fossero in grado di capire che cosa la massoneria, in particolare quella scozzese, potesse apportare, quattrini a parte, all'operazione d'ampliamento dei loro feudi. Per noi, popolo bue, viene citato con rispetto il "rito scozzese". In che cosa consista questo benedetto  rito  io, personalmente non lo so né m'interessa saperlo. 
 So solo che, a un certo punto, qualcuno ha deciso che i Borboni, il Papa, il granduca di Toscana erano da sostituire, da cacciare, da esiliare. Per non parlare degli Austriaci, ma quelli erano più organizzati e più difficili da eliminare dalle province nordorientali.
 Grazie all'amicizia con Quelli-di-Rito-Scozzese, il Nostro leguleio, non so se prima o dopo un buon bicchiere del suo ottimo vino, ha tessuto le sue trame decidendo di scrivere un po' di storia. E la storia non si scrive senza quattrini!
 Ingaggiato il guerrigliero (dall'orecchio mozzato è vero, ma dotato di fascino e di combattività) e con i quattrini del finanziamento di rito scozzese, ha scatenato...cosa? no, non proprio una guerra. Doveva forse essere un'impresa dimostrativa?.. o stabilire una testa di ponte?.. la creazione d'una colonia estiva? 
In ogni caso: gettare i germi per un regno sabaudo-italiano là dove imperavano i Borboni. Forse qualcuno lo sa, ma il tutto lo riserva per i cosiddetti storici...e questi non  riveleranno mai a noi, semplice popolo bue, la verità vera!
Così comincia una guerra che a quel tempo fu battezzata "d'indipendenza". Morirono in tanti. Come al solito si scrisse di eroi, quelli che cadevano dalla parte considerata giusta, e di briganti, quelli che, oltre la fine ufficiale della guerra, continuarono a combattere in nome di quella da loro considerata libertà.

 Quando ho cominciato a leggere qualcosa fuori dagli "schemi stile MINCULPOP", che nei diversi gradi d'istruzione ci venivano propinati, mi sono reso conto del fatto che alcune delle tessere del mosaico illustrato a noi bambini dai sei anni in su, non trovavano la loro giusta collocazione.
 Per capire come sono andate le cose si consiglia l'opera di uno scrittore che, pur avendo rischiato un confino di polizia ai tempi di Mascellone, è stato volutamente dimenticato. Si tratta di Carlo Alianello, molto conosciuto negli anni '50-70, ma considerato, ancora oggi quantomai "scomodo". (Un suo libro "L'alfiere" è stato ripubblicato di recente. Lo consiglio: è illuminante)
Fatto sta che incontro di Teano, Roma Garibaldi, obbedisco!, Roma Porta Pia ci vengono propinati con tanta fierezza mentre tutto quello che è stato battezzato brigantaggio, viene passato in sordina. Così come vengono passate in sordina le imprese del solito Garibaldi per un bel pezzo fuori del controllo savoiardo.
Il famoso "obbedisco" è contenuto in un telegramma spedito da ufficio postale dell'Impero Austro-Ungarico (in quel tempo il Veneto ne faceva parte) a generale interposto. Noi a scuola immaginavamo un Garibaldi prostrato ai piedi d'un re a cavallo; re con cipiglio molto autoritario, ovviamente incavolato con questo guerrigliero che voleva andare ben oltre gli scopi contrattuali!
E il Bepìn, sconsolato, ha chiuso i suoi giorni da buon sorvegliato speciale in un'isoletta della Sardegna. 
leggo:
Roma,  (Adnkronos) - Il liberale Cavour era un massone. La prova che lo statista piemontese fosse un ''fratello'' sta nei verbali della Loggia Azione e Fede di Pisa, conservati nell'archivio del Grande Oriente d'Italia, a Villa Medici del Vascello, a Roma. Ne da' notizia la ricercatrice Angela Pellicciari nel saggio ''Risorgimento da riscrivere'' (edizioni Ares), che affronta la controversa questione dell'appartenenza massonica del ''facitore'' dell'unita' nazionale.
Il 29 giugno 1861, ventitre' giorni dopo la morte del protagonista risorgimentale, la loggia pisana si riuniva per commemorare la memoria dell'illustre affiliato. Nei verbali segreti dell'adunanza si discusse sugli ''onori'' da rendere a Cavour, ma poiche' era ''passato gia' molto tempo dalla morte'' e lo stato delle finanze della loggia era ''poco florido'', i ''fratelli'' concordarono che era meglio non fare il ''funerale'' massonico. I documenti conservati a Villa Medici del Vascello non chiariscono a quale loggia fosse iscritto Cavour, mentre rivelano che quella di Pisa (di tendenze repubblicane) era apertamente ostile alle tendenze moderate del grande statista.



No comments: