why should I lie?

why should I lie?

Sunday, May 29, 2005

L’EUROPA?
raccontatela, se ci riuscite!

Il 25 maggio 2005, nel Centro Studi Americani di Roma è stato presentato il libro di Massimo Teodori “Raccontare l’America”.
Presentatori, commentatori, recensori dell’opera: Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Marco Follini, Galli della Loggia.
Grande successo di pubblico. Purtroppo non c’è stato tempo per un confronto con l’uditorio in quanto c’erano in attesa l’aperitivo e, cosa volutamente e fortunatamente passata sotto silenzio, la diretta televisiva da Istanbul della partita Milan-Liverpool.

I commenti, tutti elogiativi nei confronti dell’opera appena pubblicata, sono stati molto garbati ed hanno accuratamente evitato d’introdurre dibattiti troppo politicizzati, anche se, nei loro interventi, i presentatori hanno lasciato chiaramente trasparire le idee ispiratrici delle rispettive posizioni.
In una sola occasione si è avuta l’impressione che una provocazione sia stata buttata lì, con il solo scopo di animare il dibattito. Ciò è avvenuto quando l’Annunziata ha insistito per elencare tra i fattori che spesso spingono all’antiamericanismo, la forte presenza/interferenza cattolica in Europa e, in particolare, le posizioni di chi di detta religione è sommo gestore. Il commento della nostra Maestra di giornalismo era un commento dovuto in quanto l’argomento non veniva toccato nel libro. L’autore ha chiarito però che il fattore della posizione critica del cattolicesimo nei confronti del liberismo capitalistico ispiratore delle dottrine d’oltre Atlantico, lo aveva già considerato in un’opera da lui pubblicata in precedenza; non aveva perciò ritenuto necessario riprendere l’argomento.

Gli aspetti più strettamente collegati alla storia degli Stati Uniti sono stati commentati dal professor Galli della Loggia.
Quando si parla di storia, cerco di tenermene fuori, a meno di provocazioni, in quanto mi ritengo molto poco preparato sull’argomento. In ogni caso, ho imparato qualcosa di nuovo, quanto meno a livello interpretativo. Infatti, secondo Galli della Loggia, la guerra d’indipendenza degli americani è stata in realtà la prima di due guerre civili: questa prima combattuta per spodestare i sostenitori, ben americani, di sua maestà britannica. Detti sostenitori, rifugiatisi poi nei territori canadesi, avevano lì creato una nuova colonia inglese.
Anche se illustrata in modo quasi ‘naturale’ da uno storico di professione – o forse proprio per questa ragione – non mi sento di sposare questa interpretazione del conflitto combattuto dagli americani. Continuo a considerarla una vera guerra d’indipendenza.

Tutti d’accordo i Nostri sul fatto che l’America, con l’entusiasmo e la fierezza d’un Paese relativamente giovane, ha combattuto delle guerre destinate a stabilire un sì o un no, senza compromessi. Questa circostanza è stata messa in relazione con il fatto che, al contrario dell’Europa, le guerre ‘americane’ non risentivano, né risentono, dei famosi ‘inciuci’ tipici dei bottegai europei. La giovane età dell’America giustificherebbe quindi il fatto che gli Stati Uniti rifuggono dai compromessi nel prendere decisioni, anche se epocali. Leggi: reazioni all’11 settembre. Leggi: attacco all’Iraq. Leggi: sconfitta totale in Vietnam. Un’affermazione del presidente Theodore Roosevelt (lapide all’ingresso del Museo di Storia Naturale di New York) che recita all’incirca ‘meglio la giustizia che la pace’, conferma questo atteggiamento ‘americano’.

Ma attribuire la diversità di comportamento bellico di una ‘Giovane America’ a una mancanza d’esperienza storica non è un po’ troppo semplicistico? Non manifesta piuttosto la cecità, per non dire l’ignoranza, dei Nostri nei confronti della storia dell’Europa?
Quando parliamo di storia d’Europa, siamo sempre portati a pensare all’Impero Romano e alle sue conquiste, a Santa Romana Chiesa, al dominio spagnolo, a Napoleone, all’Impero del Regno Unito.
Ma la storia che noi dobbiamo analizzare per fare una comparazione con quella americana non è questa. La storia americana siamo capaci di studiarla, ‘raccontarla’, analizzarla. Ne vediamo le conquiste e le ‘debacles’, ne conosciamo cause ed effetti. Non conosciamo – o facciamo di tutto per ignorarla - la storia d’Europa.

Questa non comincia duemila anni fa, come i Nostri sostengono; comincia solamente negli anni cinquanta del secolo ventesimo!
L’Europa è perciò di quasi duecento anni più giovane degli USA e, volutamente o per ignoranza, non siamo capaci di sfruttare questa giovinezza.

Quando, quel famoso 4 luglio del 1776, Jefferson e Co. scrissero e firmarono “…that all men are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty and the pursuit of Happiness.” fecero fare all’umanità un passo molto più grande di quello che Armstrong ci fece fare quando sbarcò sulla luna!

Quel 4 luglio l’Europa non l’ha ancora realizzato. Purtroppo non siamo nemmeno capaci di programmarlo con serietà.

Non saremo mai in grado di raccontare l’Europa quando continuiamo a credere e a tentar di far credere di essere noi, gli Europei, quelli con più storia, con più esperienza, con più tradizioni. Lo siamo, o lo siamo stati, solo a livello dei singoli stati e non abbiamo per ora la minima intenzione di contribuire ad un patrimonio comune europeo versando alla cassa queste esperienze e tradizioni. Nel redigere la Costituzione Europea abbiamo discusso a lungo delle radici cristiane dell’Unione pur essendo consapevoli del fatto che queste radici spesso ci dividono piuttosto che unirci.
Il protestantesimo di Stoccolma o di Copenaghen, così come l’ortodossia greca o quella bulgara, non accetteranno mai la dittatura religiosa di Roma. Tra una ventina d’anni, quando l’Islam europeo vanterà pari dignità numerica, l’argomento perderà probabilmente di forza e d’interesse.

E tutto ciò avviene mentre Teodori ci racconta l’America, ci aiuta a capirla, ad apprezzarla, ad amarla.
Ma per lui è stato tutto più facile: dell’America ha studiato ed analizzato la storia unica e vera.

No comments: