why should I lie?

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Tuesday, April 12, 2011

ELOGIO della SANTITA’

Il famoso “mani pulite” non riuscì a far breccia nel muro eretto dai nostri comunisti a protezione dei sacri misteri di via delle Botteghe Oscure, in quel di Roma. E’ vero: tale Primo Greganti fu coinvolto nelle indagini, ma per lui il virus indagatorio si manifestò in forma oltremodo leggera.

Eppure, eppure… chiunque avesse frequentato i salotti buoni della Mosca Rossa sarebbe venuto facilmente a conoscenza dei circuiti che legavano l’industria e i finanziamenti italiani all’industria sovietica, al Partito Comunista Italiano.

Il circuito era molto semplice.

Ogni anno il governo italiano, tramite la SACE, garantiva finanziamenti per progetti da realizzare in diversi Paesi. Uno di questi si chiamava Unione Sovietica.

Parte dei soldoni messi a disposizione degli imprenditori italiani per esportazione di beni e lavoro in URSS servivano ovviamente a ungere qualche ruota del pesante ingranaggio statale sovietico, ma c’era anche una parte consistente del quattrino, compresa tra il 3% e il 6% del valore del finanziamento, che veniva necessariamente, ripeto “necessariamente” dedicata alle operazioni di coordinamento dell'esportazione dei materiali e macchinari necessari alla realizzazione dei progetti in URSS. Ovviamente, un grosso investimento del tipo Togliattigrad auto implicava l’introduzione in budget della percentuale minima, pari al 3 per cento, mentre chi avesse fornito per la stessa Togliattigrad le fabbrichette per la produzione di fanalini o di pasticche dei freni, doveva mettere in conto la percentuale del 6 per cento.

Queste somme venivano pagate a due società italiane. Quella più importante per l’impiantistica aveva sede a Torino mentre l’altra, specializzata in transazioni commerciali e import/export aveva uffici a Roma & Trieste.

Solo una parte dei soldi versati venivano effettivamente utilizzati per le operazioni di intermediazione, trasporto e sdoganamento. E il resto?

Il resto veniva semplicemente girato su conti vari che, anche se non immediatamente riconducibili a via delle Botteghe Oscure, erano direttamente fruibili dal partito dei lavoratori.

Il meccanismo era quindi molto semplice. Infatti l’URSS comprava a un prezzo più elevato un impianto finanziato dal cento per cento dei contribuenti italiani. Finanziatore e finanziato sapevano bene che una parte di quei soldi servivano a sostentare il più forte partito comunista dell’occidente, ma non si sporcavano le mani, né potevano essere accusati dagli avversari atlantici di interferenza nella vita politica d’un Paese che Yalta aveva assegnato all’Occidente.

Quelli di mani pulite qualche domanda se la sono posta, ma forse non glie ne fregava più di tanto. In quel momento la parola d’ordine era: basta con i politici che ci governano! E Botteghe Oscure, grazie anche alla scomparsa di Enrico Berlinguer e Moro, non era mai arrivata al governo.

Ci fermiamo a Greganti? Certo. Non dobbiamo disturbare i santi in paradiso. Anche se in terra risiedono in un luogo dal nome più vicino agli inferi che all’empireo.

Tanto santi in fondo non erano in quanto, dopo una campagna serrata condotta dai neofascisti, persino il permissivo parlamento italiano era già dovuto intervenire fine anni ’70-inizio degli anni ’80 per frenare i finanziamenti sfacciati e diretti da Partito Comunista dell’Unione Sovietica a Partito Comunista Italiano.

All’inizio degli anni Ottanta si interruppero quindi i finanziamenti ufficiali sovietici in contante al Pci anche se il denaro di Mosca continuò ad arrivare ad alcune correnti del partito e a sorreggere altre iniziative come, ad esempio, il giornale romano Paese Sera. Il partito di Berlinguer, che ancora per tutti gli anni Ottanta conservava una struttura pesante fatta di abbondante personale, di sedi sparse su tutto il territorio e di attività editoriali e giornalistiche assai costose dovette provvedere altrimenti. Ed è proprio a questo periodo che risalgono i finanziamenti sistematici a Botteghe Oscure che provenivano da alcuni enti di Stato dove il PCI aveva inserito i propri consiglieri di amministrazione. Si trattò di un vero e proprio sistema tangentizio. In questo contesto si inquadra il sistema ben collaudato della mazzetta sui finanziamenti SACE a Mosca. I finanziamenti SACE superavano regolarmente i 100 miliardi di lire l’anno. Di questi, dai 3 ai 4 miliardi finivano PCI. Nel caso di Togliattigrad si raggiunsero cifre cinque o dieci volte superiori.

Era questo il periodo in cui il nostro Mortadella girava per Mosca cercando di piazzare prodotti e servizi di una ditta che tentava di sopravvivere all’opera di distruzione messa in atto da un cittadino italo svizzero che ancora impazza sul nostro territorio.

A Mosca allora se ne parlava di queste cose. Pochi illusi le consideravano indizi d’un disgelo che, allorché l’URSS occupò l’Afghanistan, ci si accorse che tanto disgelo non era.

E si è continuato così per anni. E Totò avrebbe detto:”…e io pago!”

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