why should I lie?

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Sunday, September 12, 2004

PRIVACY versus COMUNICAZIONE


Rassegnamoci. La privacy non esiste più. E questo già da molto tempo.
L’autorità può entrare nel nostro computer, intercettare le comunicazioni del nostro cellulare, verificare conti bancari, elenco titoli, proprietà immobiliari, amicizie e relazioni d’affari e sentimentali. Non c’è limite al potere di chip, microchip, programmi sviluppati ad hoc, stazioni d’ascolto.
E questo è un bene. Una sola domanda logica: ma Rodotà cosa ci sta a fare?
Molti criminali sono stati beccati proprio grazie a intercettazioni, al rilevamento della loro posizione basato su un utilizzo azzardato del cellulare o di schede telefoniche, a trasferimenti di fondi, a comunicazioni via e-mail.
Perfetto! Quando ciò aiuti a salvare anche una sola vita, un altro D’Antona o un Biagi, o ad accrescere la sicurezza e il benessere della società in cui viviamo. Lo sottoscrivo, non una ma mille volte.

Quello che non va non è l’eliminazione (in quanto di eliminazione si tratta e non di limitazione) della privacy, bensì la limitazione (qui sì: parliamo proprio di limitazione) del diritto a comunicare. Sembra un assurdo, ma è proprio così.
La comunicazione non consiste solamente in conversazioni, telefonate, lettere, partecipazione ad una conferenza o ad una riunione. Comunicazione significa anche trasmettere ad altri, e perché no? a tutti gli altri, I propri pensieri, le riflessioni, le idee, tutto ciò che noi riteniamo debba essere portato a conoscenza degli altri. Perché dovremmo farlo? Perché così sentiamo dentro di noi.
Saranno cose banali? Idee un po’ ingenue o forse assurde? E allora? Perché l’autorizzazione a imbottire il cervello degli altri delle cose più disparate, politicamente schierate, inquadrate, non soggette a fondamentali smentite anche se inesatte, deve esser concessa solamente ad una categoria di persone che lavora esclusivamente nel rispetto delle direttive impartite dai padroni di una testata?
La spiegazione è semplice: chi controlla l’informazione deve necessariamente controllare la comunicazione. Questo non richiede che vi sia una dittatura gestita da una persona. Basta che questo stretto controllo sia esercitato da chi si è assicurato la proprietà delle fonti della comunicazione. In generale si parla qui di grossi gruppi industriali, bancari, assicurativi. A questo gioco non possono partecipare tutti I bambini. E’ un gioco discriminatorio: sia la testata di destra, di sinistra, di centro, dà la parola, ovviamente preorientata e controllata a giornalisti e pubblicisti rigorosamente iscritti ai rispettivi albi e rispondenti al famoso direttore responsabile. Il direttore responsabile risponde innanzi tutto alla proprietà e, ovviamente, previo congiuntivo, alla giustizia. Se la proprietà trova che il direttore responsabile devia sistematicamente dalle istruzioni, certamente non sempre scritte, lo sostituisce. Gli editorialisti e gli opinionisti completano l’opera con l’articolo ben scritto, in apparenza indipendente, ma sempre inquadrato nel sistema.
Cosa ci rimane? Un blog. Ma la mentalità dei lettori di giornali e dei telespettatori è talmente condizionata che, in caso leggano il tuo blog, in 5, in 10, in 10,000, lo considereranno esclusivamente un tuo esercizietto. Perché darti fiducia? Perché esporsi commentando e discutendo ciò che tu hai scritto? Certo, se scrivi di Nicole Kidman si potrebbero anche svegliare, ma se scrivi se sia corretto che un islamico con due o tre mogli regolarmente residente e operante in Europa debba ricevere l’assistenza sanitaria solo per una o per ambetutte le mogli…vade retro satana. Sei razzista, non ti leggo più. Cancello il mio account dal blogger: Forse nel frattempo hai dimenticato che la bigamia è un reato in quasi (?) tutti I paesi componenti l’Europa! Ma perché parlare d’argomenti del genere? Siamo in Italia; parliamo e scriviamo di calcio. Guariniello fa bene il suo lavoro; lo scrivo perché così penso. Tutti gli juventini mi tolgono il saluto e giurano di non partecipare alle discussioni che io sto sollecitando con il mio blog. Perché? Perché la stampa Agnelli o Romiti o Berlusconi li precondiziona in modo differente? O addirittura c’è il giudizio tagliente e inappellabile dell’Unità?
Parliamo allora di ciclismo. Ormai tutti sono convinti (in base a quali prove?) che Armstrong si gonfi di nandrolone, d’altri ormoni cattivi e pericolosi, magari anche di Coca Cola solo ed esclusivamente in vista del Tour. Qualcuno lo ha persino visto prendere del cebion forte contro il raffreddore. Tremendo! Escludiamolo dalle prossime trenta edizioni, tanto all’arrivo I francesi non sanno far altro che fischiarlo. Questo potrei scriverlo io, ma chi mi legge perché dovrebbe uscire dal gregge? Il contributo massimo che potrei aspettarmi in un’eventuale discussione sarebbe: “ma se lo scrive anche…”
O gli inciuci del totonero? Squadre condannate a giocare nel cortile della parrocchia. No. è meglio in C2. Poi le ritrovi regolarmente in A. E chi queste squadre le ha distrutte? Fermi tutti! Non puoi chiudere l’attività calcistica! Sarebbero non una bensì dieci o cento Alitalia! O’ businesse, innanzi tutto!

Concludendo:
Aprite tutti un blog. Niente insulti. Solo idee e riflessioni.
Commentiamo anche I blog scritti da altri.
Diamo vita ad una alternativa vera al sistema di comunicazione consacrato da chi (e sono tanti) ci vuole conservare ubbidienti ed inquadrati con il grembiulino bianco e il fiocco al collo.

franco

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