why should I lie?

why should I lie?

Sunday, July 10, 2005

Hi Fi
In generale, tutti noi ci risentiamo ogni qual volta un personaggio straniero si permette di definire gli italiani “volta gabbana”, assolutamente inaffidabili e certamente non raccomandabili dal punto di vista della lealtà politica.
In molti casi possiamo, e a ragione, concordare con il giudizio, anche se manifestiamo sempre un dissenso altezzoso; in molti altri casi però il giudicante ha torto marcio.
Lo straniero che non ci vuol bene sarà di preferenza portato a ricordare episodi come l’ingresso dell’Italia in guerra nel 1915 a fianco di Francia e Inghilterra contro l’Impero Tedesco e quello Austro-ungarico con I quali imperi l’Italia era, per lo meno sulla carta, alleata. Giustamente, in quel caso l’Italia non fece una gran bella figura. Gli storici hanno tentato invano di scovare delle giustificazioni, soprattutto d’ordine etico, al voltafaccia italiano. Non mi risulta ci siano riusciti.
Altro caso molto discusso, anche se secondo me mal presentato, fu quello dell’8 settembre ’43. Questa volta gl’italiani tradirono ufficialmente il camerata tedesco in quel famoso giorno dell’armistizio, ma in realtà il tradimento s’era consumato già il precedente 25 luglio. Nessuno può immaginare che un re che da anni contava quanto il due di coppe con briscola bastoni, forte d’un esercito già allo sbando, potesse continuare ad assicurare al sullodato camerata il bensì minimo appoggio. Ciò suonerà chiaramente come una bestemmia per quelli che nel breve periodo dal 25 luglio all’8 settembre hanno continuato a combattere e a morire, ma purtroppo è la verità. Tutti già sapevano e si aspettavano che l’Italia sarebbe diventata una zona d’occupazione, anglo-americana per I più fortunati, tedesca per gli altri.
Siamo fatti così? Siamo costruiti piuttosto opportunisti? Non lasciamo ai posteri l’ardua sentenza: diciamo chiaramente che nell’individuo italiano – non nel popolo italiano - c’è insita una dose di furbizia sconosciuta alla maggior parte degli altri europei e non solo. Gli americani, ad esempio, rappresentano quanto di più lontano si possa immaginare da questa mentalità.
Questa furbizia contribuisce all’innalzamento dell’IQ dei singoli individui ma certamente anche alla consistenza e resistenza della loro faccia di bronzo.
In ogni caso cerchiamo di non farcene una gran colpa!
Non accusiamoci troppo. Il nostro Io è sempre pronto a scovare una ragione, generalmente di tipo etico, un cavillo di tipo giuridico, una spiegazione di tipo sentimentale, storico, congiunturale al fatto che decido di mettere le corna a Prodi per concedermi anima e corpo a De Mita, di fare la boccuccia invitante ai Follini e ai mostri dell’UDEUR, essendomi però messo prima in tasca un jolly tipo Amato. Questo jolly fa sempre comodo. Risponde alle specifiche di Ciampi. Posso giocarlo in qualsiasi momento della partita. Non conta quello che fa, bensì quello che dice e che promette. Rimase infatti celebre quando annunciò che, d’accordo con il ministro delle finanze tedesco, avremmo svalutato la lira del 7 per cento in rapporto alla moneta regina d’Europa. Ci ritrovammo il giorno dopo con la lira che aveva perso il 30 percento rispetto al marco tedesco.
Ma questo che c’entra? L’uomo c’è; è professore; parla bene inglese; parla bene politichese, cosa un po’ fuori moda ma sempre piena di fascino; ha le amicizie giuste; e, soprattutto, non è mai andato a letto con Berlusconi
.
Il fatto che sia stato ministro delle finanze (o dell’economia? Non ricordo) con Bettino Craxi dovrebbe destare in noi qualche preoccupazione. Infatti il debito pubblico italiano non ha fatto altro che crescere durante l’amministrazione del Bettino nazionale. Una cosa è importante: ama visceralmente gli USA anche se è pronto a dirne peste e corna quando si parla di liberismo allo stato puro (leggi Reagan e Co.).
Insomma, da prendere con le molle!
Continuando però nell’analisi dei Nostri, non possiamo dimenticare quegli individui della fauna – o piuttosto flora? (penso a garofani, ulivi, querce, margherite, girasoli) - politica che, pur essendosi immedesimati nelle funzioni che hanno oggi in seno al partito in cui militano, non sanno rinunciare – inconsciamente, siamo pronti ad accettarlo – alle sirene della vecchia militanza. Animi fedeli, sono capaci di fare proseliti tra le giovani leve, inculcando nei di questi cervelli ricettivi, non le dottrine che attualmente e ufficialmente stanno seguendo ed applicando, bensì le idee per le quali essi stessi si erano battuti prima d’ogni storico ribaltone nazionale. E’ così che puoi incontrare giovani entusiasti del regime di Cuba senza aver mai messo piede in quel Paese o, nel caso possano vantarne una conoscenza diretta, questa si limiterebbe alle spiagge dell’isola, a merenghe, cumbia e a qualche ragazzetta più o meno disponibile. Il politico “portaerei” ne è soddisfatto da una parte, preoccupato dall’altra, in quanto, pur sentendo che I suoi vecchi sogni di gioventù continuano ad esistere nelle nuove leve - anche per merito suo - vede scomparire, almeno parzialmente, la tara che lo ha caratterizzato nel passaggio da prima a seconda repubblica. I suoi principi di fedeltà ai ribaltoni talvolta tentennano. Poi però si rifugia nel concetto astratto di HiFi e si autogiustifica.
Non ci limitiamo alla sinistra, al Che e al Fidel. A destra abbiamo fenomeni analoghi, che se pur meglio controllati, spingono a lasciarsi sfuggire qualche volta epiteti del tipo “quei culattoni!” e ad insegnare ai più giovani movimenti del braccio destro certamente più idonei per comparse d’un film sulle legioni dell’Antica Roma.
La fedeltà qualche volta, e sempre più raramente in verità, si trasforma in nostalgia; nostalgia di camicia nera, di calzoni alla zuava in orbace, di barbette aggressive alla triumviro. Oggi questa nostalgia, quando si manifesta, si limita ad una timida dolce vita di colore nero, ma, ormai, questi nostalgici si rendono conto che una dolce vita nera, anche se il nero snellisce, non è troppo adatta per lo stomaco prominente e l’andatura incerta degli ottantenni.
Cambiando colore ci accorgiamo che i simpatici baffoni in camicia rossa si presentano sempre più raramente alle feste dell’Unità in Emilia-Romagna. Il color rosso lo hanno lasciato sulle bandiere che li accompagnano. Queste, avendo perduto l’impronta decisa della falce e martello, si sono intristite ed hanno perciò perduto anche molto del loro fascino. Quella povera quercia, ancorché fondata su microscopici logo di PCI, ha effettivamente un’aria squallida di pianta solitaria. Andando con il pensiero all’epoca del post-romanticismo, potremmo affermare che non ha trovato ancora il poeta che la canti.
Ma, romanticismo a parte, I discorsi dei nostri Peppone sono sempre gli stessi. Non arrivano più in bicicletta. Hanno tutti la loro media cilindrata e s’incazzano come gli altri per gl’ingorghi del traffico, ma s’entusiasmano ancora all’idea che I loro pronipoti vedranno l’abolizione della proprietà privata.
Non parliamo dei Leghisti: sempre uguali a se stessi. Fossero tutti così capiremmo perfino qualcosa della politica italiana!
Rimasti in tutto fedeli a se stessi fornendoci copie di foto che potrebbero essere state scattate quaranta anni fa, sono I Radicali. Ovviamente la gente non se li fila “de pezza” dato che tutti siamo diventati molto più forti in aritmetica e siamo perciò capaci di calcolare quanto ci siano costati tutti quei referendum, in generale abortiti, ancorché vertenti su argomenti diversi dall’aborto.
Apprezziamo il lavoro che personaggi tipo la Bonino stanno facendo nel mondo femminile islamico per evitare che ad una calata di mutande fuori famiglia corrispondano pene varie, lapidazione compresa. Nei Paesi islamici purtroppo si trova sempre l’imbecille capace di scagliare la prima pietra.
Gli altri argomenti trattati dai radicali rischiano invece di non risvegliare più quel grande interesse che nel passato aveva legato un po’ tutti, vuoi contro vuoi pro.
Se dovessimo fare una classifica di Hi Fi, I Radicali si troverebbero probabilmente al primo posto insieme ai Leghisti. Nella classifica del riciclaggio invece, le loro probabilità sarebbero quasi nulle. A parte Rutelli, che è stato molto astuto nel farsi promuovere da Pannella prima di passare a schieramenti più convenzionali, gli altri hanno dovuto fare la gavetta per riciclarsi nei vari partiti.
E siamo arrivati ai Democristiani.
Bravi! Tutti molto bravi nell’eclissarsi – quindi teoricamente voto zero in Hi Fi –ma eccellenti nel riciclarsi: voto dieci.
Ma è proprio vero quello che stiamo affermando? Voto zero in Hi Fi?
Sospetto: non hanno per caso vissuto in clandestinità per tutti questi anni, alcuni a centro-destra e altri a centro-sinistra?
Hanno sì mostrato di condividere programmi ed entusiasmi dei nuovi politici improvvisati, ma non hanno mai dimenticato la famiglia da cui provengono. Basterebbe uno squillo di tromba d’un prelato d’alto livello per farli ricompattare intorno a un ideale a sfondo religioso o spacciato per tale. Partirebbero – o già partono? - I richiami, simili a tam-tam nella giungla. Ritornasse un Moro o un Fanfani I Nostri sarebbero pronti a schierarsi, allineati e coperti, per guardare con riconoscenza a chi li vuol salvare dalle tentazioni del liberalismo e del cattocomunismo.
E torniamo al discorso iniziale: De Mita non ama Prodi. Mescola e rimescola le carte per produrre un’Unione che come unico collante si ritroverebbe I principi che un tempo I parroci predicavano al popolo bue, allora forse più credulo e più religioso: I princìpi democratici e cristiani.

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