why should I lie?

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Thursday, October 21, 2004

QUANTI SONO?


Molti anni fa fu annunciato dal governo allora in carica (anni ’70?) l’inizio dell’operazione “scioglimento dei cosiddetti Enti Inutili”.
Gli enti in discussione furono elencati (tutti ?) ed esposti al ludibrio delle genti. Elencate insieme ad altri enti, apparvero così organizzazioni che si occupavano dell’elargizione degli indennizzi ai terremotati di Messina (anno 1908 ovvero inizio secolo ventesimo), dell’assistenza ai reduci della prima guerra mondiale e decine (o centinaia?) d’altre amenità molto ma molto simili.
Per non inimicarsi troppo il Vaticano, il governo del tempo salvò alcuni enti di chiara matrice religiosa ed evitò accuratamente di definirli Enti Inutili. Altri sopravvissero grazie alla complicità di quei politici che avevano coltivato, all’interno di molti degli enti in discussione, il loro giardinetto di clientele e i relativi pacchetti di voti. I sindacati fecero la loro parte protestando per il rischio di creare disoccupazione. La filosofia era: meglio essere pagati per non fare un tubo, ma facendo finta di fare, piuttosto che rischiare di doversi cercare un’occupazione vera.

Sono passati circa cinquant’anni da quando la definizione “enti inutili” è stata introdotta..
Molti degli enti inutili sono sopravvissuti o sono stati ribattezzati con nomi diversi. Molti altri, apparentemente altrettanto inutili, sono nati. Altri mostrano una tendenza molto sospetta a creare dei doppioni di Enti preesistenti, ma non immediatamente inutili, di cui non si sentiva, né si sente, la necessità.
Alla fine degli anni ’90 erano ancora 365 gli enti "inutili", così definiti nel 1957, che restavano in attesa di “scioglimento”.
In origine ne vennero individuati in totale 823 e tutti furono messi in liquidazione, ma in realtà in oltre 40 anni ne sono stati chiusi effettivamente solo 458. Gli altri sopravvivono nella forma della gestione liquidatoria.
Esempio:
L’ ONPI (Opera Nazionale Pensionati d’Italia) è un ente istituito nel 1948 con lo scopo di prestare assistenza ai pensionati ed ormai disciolto.
A suo favore veniva ancora trattenuto negli anni ’90 un contributo di 20 lire da ogni pensione pagata dall’INPS, tanto che l’Istituto di previdenza ogni anno riscuoteva 4 miliardi a tale titolo. Oggi? Boh!

Enti, che in origine, forse troppo inutili non erano, ma lo sono diventati.
Esempio:
Alle dipendenze della Ragioneria dello Stato era stato creato l’IGED, l’Ispettorato Generale Enti Disciolti, che negli anni ’90 occupava circa 300 funzionari e costava complessivamente 26 miliardi l’anno.

Analizziamo anche il fenomeno più recente delle Organizzazioni Non Governative riconosciute dallo Stato Italiano, il che vuol dire che sono sostenute anche da noi contribuenti. Molte di queste, probabilmente la maggioranza, svolgono correttamente il loro lavoro e prestano opera insostituibile d’assistenza in aree disastrate del mondo. Cerchiamo però di capire se gli sforzi di una ONG non coordinati con quelli dell’altra, attiva nello stesso campo, o in un campo immediatamente contiguo, non creino situazioni di spreco e di mancanza d’efficienza. Forse i tecnici del settore hanno un concetto d’efficienza non coincidente con quello che uno si aspetterebbe.
Esempio:
AVAZ - Associazione Volontari per lo Sviluppo dei Popoli.
ABCS - Associazione Bertoni per la Cooperazione e lo Sviluppo nel Terzo Mondo.
ACS - Associazione di Cooperazione allo Sviluppo.
AICOS - Associazione per gli interventi di Cooperazione allo Sviluppo. AIDOS - Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo.
APS - Associazione per la Partecipazione allo Sviluppo.
CESVI - Cooperazione e Sviluppo
COMI - Cooperazione per il Mondo in via di Sviluppo
COOPSVIL - Cooperazione e Sviluppo
COSPE - Cooperazione per lo Sviluppo dei Paesi Emergenti
CVCS - Centro Volontari Cooperazione allo Sviluppo
ESSEGIELLE - EsseGiElle Cooperazione Internazionale
ISCOS - Istituto Sindacale per la Cooperazione allo Sviluppo - CISL
MSP - Movimento Sviluppo e Pace
MAIS - Movimento per l'Autosviluppo, l'Interscambio e la Solidarietà
MOCI - Movimento per la Cooperazione Internazionale
NEXUS - Ass. di cooperazione e di solidarietà internazionale
NSS - Nuovi Spazi al Servire Istituto per la Cooperazione con i Paesi in via di sviluppo
OS - Operazione Sviluppo
SPS - Solidarietà Pace e Sviluppo
SUCOS - Solidarietà Uomo Cooperazione Sviluppo
Possiamo ben affermare che “Solidarietà”, “Cooperazione” e “Sviluppo” la fanno da padroni.

Alcune ONG hanno poi delle denominazioni di difficile comprensione:
AFMAL FBF – Associazione
AGENZIA N. 1 - Agenzia n. 1 di Pavia per Ayamè
RTM - Reggio Terzo Mondo
UCODEP – UCODEP

Qualche anno fa esisteva “Velletri per il Malì”. Non riesco più a trovarlo nell’elenco delle ONG. Però, nell’elenco del ministero competente compare: VOSS - VOLONTARI PER LA SOLIDARIETA' E LO SVILUPPO, che, guarda caso, ha una sede a Velletri.

Nei vecchi elenchi (anni 2000-2001) comparivano anche molti “Nord per il Sud” e simili. Il titolo non precisava se lo scopo delle ONG così identificate fosse quello d’aiutare la Calabria e la Sicilia oppure qualche Paese Africano.

Nel 2001 un sito ben noto (Kataweb, ovvero l’Espresso, ovvero De Benedetti) forniva anche le istruzioni e l’elenco dei requisiti per poter creare una ONG.

Non viene il sospetto che una parte (non tutte, fortunatamente!) di queste ONG sia stata creata e “riconosciuta” più per ottenere sussidi dal pubblico e donazioni dal privato amministrando così cifre tutt’altro che disprezzabili e inventando, allo stesso tempo, “posti” di lavoro?
Non viene anche il sospetto che alcune ONG, pur assolvendo compiti encomiabili, svolgano un’azione di penetrazione politica gestita da partiti di casa o da movimenti sopranazionali?
Ovviamente non mi riferisco qui a organizzazioni del tipo Caritas, Medici senza Frontiere, Filo d’oro o Sant’Egidio. Fortunatamente, le organizzazioni serie sono molte; lavorano là dove noi rifiutiamo d’andare, in condizioni di grande pericolo e affrontando difficoltà spesso insuperabili.

Però, se oggi facessimo l’elenco di Enti Inutili, Doppioni o Fasulli, e di quelle ONG artatamente legittimate, ne analizzassimo scopi e contenuti, forse chiederemmo a gran voce di tornare agli 823 pezzi elencati nel 1957 e mai completamente disciolti!
Un politico affermava: finché c’è politica c’è speranza. Più onestamente avrebbe dovuto affermare: finché ci sono politici, c’è (per loro) speranza.

Franco

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