why should I lie?

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Saturday, February 24, 2007

"Con il popolo, per il popolo"

Non l'ha detto Karl Marx. Lui in fondo viveva a spese di Engel, suo amico e benefattore. Scherzi a parte: non viene il sospetto che abbiano fatto un DICO?
Non l'ha detto quell'esaltato di Lenin. Lui pensava che il popolo fosse una massa di incapaci, in gran parte figli dell'inedia e della vodka. I pochi che producevano qualcosa sono stati fatti fuori da lui o dal suo successore Giuseppone...
Stalin. Altro delinquente mentecatto capace di sacrificare un Paese per un'idea balorda. Neanche quello lì, famoso per avere affermato che si sarebbe giocato il suo regno per un cavallo, sarebbe mai arrivato a causare quell'abbrutimento del popolo che per l'uomo d'acciaio è stato invece un gioco realizzare.
Hitler? Mussolini? No. Neanche loro hanno avuto pensierini tanto lodevoli.
Eccolo. E' lui: le général De Gaulle! Ci crederesti? No. Disprezzava troppo il popolo bue per abbassarsi al suo livello. Ha sempre considerato i francesi un gruppo di facinorosi abbandonati troppo prematuramente a sé stessi da Napoleone.
Roosevelt? Kennedy? Nixon? Non ci pensiamo neanche. Anche se mediamente più vicini al popolo quando paragonati ai governanti europei, non hanno mai avuto pensierini tanto gentili.

Dobbiamo tornare proprio in Europa per trovare chi quel motto l'ha adottato e finora onorato.
Provate a indovinare.

1 comment:

Anonymous said...

"Il risultato generale a cui arrivai e che, una volta ottenuto, mi servì da filo conduttore del corso dei miei studi, può essere, in poche parole, così formulato: nella produzione sociale della loro esistenza gli uomini vengono a trovarsi in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, cioè in rapporti di produzione corrispondenti ad un determinato livello di sviluppo delle loro forze produttive materiali. Il complesso di tali rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, la base reale su cui si eleva una sovrastruttura giuridica e politica a cui corrispondono determinate forme di coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale è ciò che condiziona il processo sociale, politico e spirituale. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma, al contrario, è il loro grado sociale che determina la loro coscienza. Ad un certo grado del loro sviluppo le forze produttive della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti o, per usare un termine giuridico, con i rapporti di proprietà nel cui ambito si erano mosse sino a quel momento. Da che erano forme di sviluppo delle forze produttive, questi rapporti si tramutano in vincoli che frenano tali forze. Si arriva quindi ad un'epoca di rivoluzione sociale. Cambiando la base economica viene ad essere sovvertita più o meno rapidamente tutta l'enorme sovrastruttura". (Marx, "Per la critica dell'economia politica", Prefazione

Non nominare il nome di Marx invano, per favore.