why should I lie?

why should I lie?

Tuesday, July 16, 2019


...parliamo quindi del Metropol di Mosca 
Oggi va molto di moda


che nostalgia! Era l'epoca di Breznev regnante...anni '70.

Al Metropol ho dormito solo in alcune rare occasioni. In generale ho utilizzato qualcosa  di più moderno e meno pomposo (No...non il Rossia, già vittima d'un attentato e, costantemente sotto palese sorveglianza) 
L'impressione che si ricavava all'interno del Metropol era quella d'un deco un po' decaduto: un vero paradiso per persone importanti e spie.
Una volta ricevuta la chiave della stanza la prima cosa che si faceva era "verificare che il telefono non contenesse cimici nascoste". 

In fondo era ancora l'epoca delle stelle rosse e della falce e martello,  delle (allora due; oggi una sola sopravvissuta-si-fa-per-dire) mummiette esposte in vetrina sulla piazza Rossa; dei negozietti Beriozka" (ovvero Piccola Betulla) dove pochi eletti (in quanto stranieri identificabili da passaporto-richiesto-in-ingresso)  erano ammessi a comprare sigarette americane, whiskey, chewing gum e, addirittura, biscotti e caramelle made in Italy; dei GUM della piazza Rossa dove potevi metterti in fila in qualche punto di una delle gallerie. Se qualcuno dopo di te ti chiedeva cosa vendessero, dovevi girare la domanda a quello davanti a te nella fila. A sua volta questo la girava a chi lo precedeva e così via. Nello spazio di 30-40 secondi ricevevi l'informazione che ti affrettavi a girare a colui o colei che ti seguiva nella fila. A me è capitato una volta con "palitò", informazione che ha fatto la gioia di coloro che mi seguivano. Io però, essendo già fornito di detto indumento, ho mollato la fila dopo qualche minuto di decenza.
Che il Metropol - a due passi dal Cremlino, dalla sede del Soviet Supremo, dalla Lubyanka - potesse essere considerato "regno delle spie" era chiaro ed evidente, anche se, personalmente, non ne ho avuto evidenza. Bisogna comunque confessare che, quando qualche Zar lo aveva commissionato, la maggiore richiesta era certamente da parte dei frequentatori assidui del teatro Bolshoj: nobiltà e borghesia un tantino più su. E aggiungiamo il Conservatorio di Musica con relativa sala  concerti.

In fondo, in quell'ambiente moscovita, ci ho passato svariati mesi spalmati su tre anni. Ho avuto occasione di conoscere un paio di pezzi grossi del tempo; d'incontrare politicanti e faccendieri italiani; di partecipare a qualche iniziativa dell'Ambasciata d'Italia. Ero lì quando hanno cominciato a circolare le prime Szhigulì prodotte a Togliattigrad. Ero lì quando hanno tirato giù l'aereo spia USA. Ero lì in occasione di trattative con un sommo politico-tecnico sovietico. Ricordo  le quattro chiacchiere scambiate con un già  celebre Romano Prodi a casa dell'addetto commerciale della nostra ambasciata. 

Ricordare tanto è ...triste. Significa che ciò che si ricorda...è passato.
Dimenticavo. Sono tornato molti anni più tardi  a Mosca e, almeno una cosa importante l'ho fatta. Sono andato a un concerto nella sala del Conservatorio. 
...l'inno nazionale!..è sempre quello dei vecchi tempi! Sempre bellissimo!

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