why should I lie?

why should I lie?

Tuesday, December 14, 2010

IL DIS.ORDINE DEI GIORNALISTI

Colui che ha avuto la triste idea di introdurre il concetto di Ordine dei Giornalisti ha probabilmente pensato che un giornalista potrebbe esercitare un'influenza determinante sulla psiche del lettore.
Già questo concetto deve indurci alla ribellione.
Infatti, l'ipotesi che un giornalista abbia, nei confronti del suo "cliente", una capacità e una responsabilità simile a quella d'un medico o d'un ingegnere, implicherebbe che il cliente stesso ha un cervello idoneo solamente a immagazzinare input dall'esterno senza farne oggetto d'un minimo di ragionamento e di critica.
Ci offendiamo subito e ci ribelliamo dopo o facciamo le due cose in contemporanea?
A prescindere da Conchita, che si trova a dover dirigere un giornale di ex partito, giornale fallito più volte, ma che continua a vegetare in profondo rosso, gli altri si mascherano in generale da quotidiani indipendenti.
E' facile smascherare "Il Giornale" in quanto risulta di proprietà di tale Paolo Berlusconi. I suoi giornalisti difendono a spada tratta la politica, l'armi e gli amori del Silvio nazionale.
Altrettanto facile è ricondurre "La Stampa" alla famiglia Agnelli della quale costituiscono il braccio grafopsicologico.
Più complicato è invece il processo necessario a stabilire il collegamento tra "La Repubblica" e il suo legittimo proprietario/timoniere, i.e. l'ing.Carlo De Benedetti.
In prima battuta, l'analista tenderebbe a fermarsi al livello del fondatore Eugenio Scalfari, individuo più ruspante, se paragonato all'ultramiliardario italo-svizzero, ma certamente più creativo e critico.
Analizzando l'impostazione degli articoli concepiti, redatti e pubblicati dai giornalisti di questo quotidiano, lo sguardo va automaticamente alla testata. Ci si aspetterebbe di vedere, ben virgolettato "proletari di tutto il mondo unitevi!" ...e invece niente! Ci si spaccia quasi per borghesi.

Il mistero diventa più profondo nel caso del Corriere della Sera.
Pur prescindendo dall'impostazione antiberlusconiana data a questo quotidiano dall'ex direttore Mieli, si rileva una deriva sistematica rispetto alla tradizione borghese del quotidiano. Spesso compaiono in TV giornalisti del Corriere, chiaramente borghesi nell'aspetto e nel comportamento.
Questi però, a valle dei discorsi da borghesi benpensanti, sciorinano opinioni da Manifesto. Indossino almeno la sciarpetta palestinese tipica dei contestatori!
Al Corriere compaiono e scompaiono direttori responsabili.
Nominati da? RCS è un drago a molte zampe e tante teste. Risulta quindi impossibile identificare colui o coloro che in un determinato momento ispirano certe colorazioni.
E visto che si parla di Manifesto, conviene sottolineare il fatto che, oggi come oggi, questo quotidiano ricorda quasi un giornale parrocchiale se messo a confronto con "Il Fatto Quotidiano".

E siamo a "Libero". Libero lo è probabilmente. Di esprimere opinioni molto soggettive, poco oggettive, spesso condivisibili con quel viso da Sfinge del suo direttore.

Dimentichiamo la miriade di altri quotidiani: dalla Padania al Sole 24 ore, dal Roma al Messaggero, dal Secolo al Piccolo etc.etc.
Non ci troviamo per caso di fronte ad un'agenzia di collocamento?
I giornalisti "col timbro" sono già decine di migliaia: Figuriamoci se si lasciasse libero accesso ai freelance senza imprimatur!
Già un colpo pesantissimo è stato assestato da Metro, Leggo, City etc. Come difendere la categoria? Ordine nel disordine, è la risposta.
Ma, a difesa dei consumatori d'inchiostro stampato, non pensiamo di dover sottolineare il fatto che i lettori sono, in generale, forniti d'uno strumento chiamato cervello, strumento che ci permette di difenderci dalle frescacce che molti di quelli "col timbro" tentano sistematicamente di propinarci?.
Non credo spetti al presidente dell'Ordine (e del disordine) proteggere la nostra mente ingenua e verginella. Ho il sospetto che lo scopo dell'azione del Sig. Presidente dell' Ordine sia quello di proteggere il posto di lavoro di coloro che, pur noncuranti del disordine creato, una quota associativa all'Ordine la pagano.

No comments: