C'era una volta la Cina...
e sono passati meno di 40 anni da quando ci ho messo piede per la prima volta.
Atterrato all'aeroporto di Pechino. Erano gli anni '80: aeroporto vecchiotto ma ben funzionante.
Le 8 del mattino. Andrò di corsa a fare un riposino nell'albergo che, per il futuro, sarà il mio punto di riferimento in Cina.
Esco in cerca d'un taxi e ti vedo un pastore di oche che passa alla testa d'un gregge - sempre di oche - consistente in una cinquantina di pezzi. Sorprendente e romantico!..sonno a parte.
Inutile dire che dopo le molte ore d'aereo, trovo l'albergo. ubicato non lontano da Tjen-an-Men, moderno e confortevole.
Arrivo a Chengdu, meta della mie prima missione in Cina, verso le 2 del pomeriggio seguente. Saranno ben le 14 - quindi non proprio le 2 - ma il colore del cielo sembra non fare gtandi differenze. Siamo immersi in un'atmosfera notturna.
Spiegazione: questa è una città industriale dove le centrali elettriche, i forni dell'industria, i riscaldamenti (siamo ai piedi dell'Himalaya) vanno tutti a carbone. E questo non fà tanto bene alla salute tanto che c'è in giro un'epidemia d'influenza addirittura molto contagiosa.
Infatti - ingresso albergo: "arrotola la manica della camicia!" Puncicata di vaccino antinfluenzale. "Puoi entrare!"
L'ultima volta che ho messo piede a Chengdu (inizio anni 2000) non veniva più imposto il vaccino.
Ciò si spiegava con il fatto che l'aria aveva il colore dell'aria e che gli inquinanti si erano ridotti notevolmente. Immagino fosse conseguenza del fatto che varie centrali idroelettriche erano state costruite in giro per l'Himalaya,
...e anche... - ma questa è pura malignità - che c'era stata una Tjen-an-Men di mezzo.
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