COME DISTRUGGERE UN GRANDE PROGETTO
COME DISTRUGGERE UNA o PIU' SOCIETA'
COME DISTRUGGERE MANAGER EFFICIENTI
Saipem, il pm vuole Scaroni a processo per le tangenti in Algeria
La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex numero uno del Cane a Sei Zampe e per altre sette persone. L'ipotesi è aver versato 198 milioni di dollari al ministro dell'Energia algerino in cambio di appalti miliardari - 12 febbraio 2015
Cominciamo però dall'inizio.
- Da svariati anni la Russia ha avuto problemi con i pagamenti dell'Ucraina per le forniture del gas a questo Paese.
- Arrestare però le forniture all'Ucraina insolvente significa bloccare anche le forniture verso i Paesi dell'Europa occidentale: questi? "solventi".
- D'accordo con varie imprese, vuoi europee che americane, si decide di costruire il Southstream, gasdotto che traversa il Mar Caspio e arriva nell'Europa sud-orientale e quindi nei Balcani dove può innestarsi nel sistema di distribuzione europeo by-passando così l'Ucraina insolvente. Si lavora al progetto e si continua a lavorare anche quando i partner americani si raffreddano e lasciano sostanzialmente all'ENI la gestione dell'iniziativa.
- In realtà il tutto, nella mente d'un particolare tipo d'italiano, fa parte d'un progetto molto più grande. Questo prevede che l'Europa venga coperta da una rete di approvvigionamento e distribuzione del gas veramente "europea".
a - gas da Russia via Ucraina (esistente)
b - gasdotto del Baltico Russia-Germania (esistente; con futuro innesto del gas norvegese?)
c - gasdotto Southstream (in progettazione e in parte realizzato).
d - gas algerino via Tunisia-Sicilia (esistente)
e - gas libico Mellitah-Sicilia (esistente)
Ma l'ENI non trascura progetti altrettanto importanti come il collegamento Algeria-Sardegna. Questo progetto importante risolverebbe la questione "energia" della Sardegna (ed eventualmente della Corsica)
Qualche piccola considerazione:
a. l'Italia acquisterebbe una posizione "europea" molto, ma molto di prestigio.
b. detto ruolo sarebbe esaltato dal fatto che l'Italia, direttamente o indirettamente, grazie ai rapporti più che amichevoli con Gheddafi, gestisce, coordina e/o programma gran parte delle risorse libiche. La Libia, con Gheddafi, e grazie alla collaborazione con l'Italia, ha raggiunto uno standard di vita che nessuno avrebbe mai immaginato per quel Paese Africano.
c. L'ENI (non so più se come SAIPEM, come gruppo o come qualcos'altro) sta negoziando un contratto miliardario con l'Algeria.
d. Cerchiamo d'immaginare quanti bei tubi d'acciaio servirebbero per i pipelines progettati.
e. Cerchiamo d'immaginare quanto acciaio occorrerebbe per la produzione delle centinaia o migliaia di chilometri di tubi.
f. Cerchiamo d'immaginare quanto lavoro ci sarebbe per Taranto, Piombino, Brescia etc.
Forse a qualcuno tutto ciò non è del tutto gradito
Avvenimenti collegati o scollegati?
- una bella serie di primavere viene scatenata.
- Gheddafi viene fatto fuori nel più schifoso dei modi da azione congiunta franco-americana!
- l'acciaieria di Taranto è sotto accusa (non ho ben capito se per inquinamento o per prezzi) e "stepwise" si avvia ad una sua esclusione dalle eventuali forniture d'acciaio ai tubifici. (se nel frattempo Thyssen-Krupp di Grande Germania si è rimessa dalla sua profonda crisi, forse un fornitore d'acciaio alternativo esiste !!!)
- Piombino viene salvata, ma come dimensioni è ben lontana da poter sostituirsi a Taranto.
- SAIPEM viene costretta a rinunciare al supercontratto in Algeria. Corruzione! Qualche PM potrebbe spiegarci quali alchimie abbia mai applicato per firmare un qualsiasi contratto in Nordafrica.
E noi?
Un grazie a tutti quelli, Francia di Sarkozy in testa, che hanno smontato i sogni di gloria d'un Paese che credeva in una "specie d'Europa" funzionante.
Un grazie anche al gazista per la sua "fattiva" collaborazione con chi tanto bene non ci ha voluto.
MILANO - La procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex numero uno di Eni, Paolo Scaroni, e per altre 7 persone per la vicenda della presunta maxi tangente algerina da circa 198 milioni di dollari. La richiesta di processo riguarda anche Eni e la sua controllata Saipem, imputate in base alla legge 231 del 2001 che prevede la responsabilità amministrativa delle imprese per i reati commessi dagli amministratori.
Solo alla metà di gennaio, la procura di Milano aveva chiuso le indagini nei confronti di Scaroni, e di altre sette manager del gruppo petrolifero, che aveva ribadito la sua estraneità, e di Saipem. Lo stesso Scaroni, parlando al telefono con Corrado Passera, aveva parlato di quei 198 milioni di dollari dicendo che"erano in qualche modo tangenti".
Secondo l'ipotesi dell'accusa, i 198 milioni di dollari sarebbero stati versati dalla controllata di Eni all'allora ministro dell'Energia dell'Algeria, Chekib Khelil, e al suo entourage per ottenere 7 grandi appalti petroliferi del valore di "oltre 8 miliardi di euro". I fatti, su cui la Procura ha raccolto tra l'altro le carte di rogatorie in Libano, Algeria, Svizzera, Lussemburgo e Hong-Kong, sarebbero avvenuti tra il 2007 fino almeno al 2010.
La conclusione delle indagini con la richiesta di giudizio, oltre Scaroni, ha riguardato anche l'ex direttore operativo di Saipem, Pietro Varone, l'ex presidente di Saipem Algeria, Tullio Orsi, l'ex direttore finanziario prima di Saipem e poi di Eni, Alessandro Bernini, l'ex presidente ed ex ad di Saipem, Pietro Tali, l'ex responsabile Eni per il Nord-Africa, Antonio Vella, e poi Farid Noureddine Bedjaoui, il fiduciario di Khelil ritenuto l'intermediario tra i pubblici ufficiali in Algeria e i manager della controllata di Eni. E, infine, Samyr Ouraied, uomo di fiducia dello stesso Bedjaoui (entrambi latitanti). Per tutti il reato ipotizzato è concorso in corruzione internazionale al quale si è aggiunto, a quanto si è appreso di recente per Scaroni, Varone, Bernini, Tali, Bedjaoui e Ouraied, la dichiarazione fraudolenta dei redditi mediante altri artifizi (art.3 del decreto legislativo 74/2000), e cioè per mezzo di false fatturazioni e falso impianto contabile.
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