why should I lie?
Thursday, March 31, 2011
Sunday, March 27, 2011
EUROPEAN UNION …. what’s European Union?
Nel lontano 1952 , subito dopo la creazione della CECA (comunità del carbone e acciaio, per capirci), tutti speravano che l’Europa Unita fosse a un passo.
In quei tempi lontani scrivevo benino in italiano. Per questa ragione fui scelto per rappresentare il mio liceo al contesto nazionale, organizzato dal Ministero della, a quel tempo Pubblica, Istruzione, sulla futura Europa comunitaria.
Io non mi sono mai creduto veggente, ma scettico sì.
Ricordo l’inizio della mia pregevole opera: “Non so se Darwin sia nel giusto quando sostiene che l’uomo discende dalla scimmia. Il comportamento di noi essere umani sembra comunque confermare la teoria di Darwin in quanto…”
Ovviamente, partendo da una base che annunciava lo scetticismo più radicato, la mia pregevole opera non assurse agli onori che il ministro riservò a ragazzi che, più ingenuamente forse, avevano decantato tutti i vantaggi e le chimere religiosamente registrate durante i sermoni dei loro professori.
Bene! Nel 1953. Oh no! Nel ’54? Nel ‘55? Nel ’56? Nel ’57? Fermi là! Ci siamo. Siamo sempre qui da noi: si firma il trattato di Roma!
Siamo solo sei? E che ci frega! Cresceremo. Per adesso basta che siamo quelli buoni!
Solo che qualche anno dopo, per confermare le tante diversità d’opinione, Inghilterra, Portogallo, Danimarca etc. si sono coalizzati nell’EFTA, sistema in concorrenza con la CEE. E per diversi anni il dualismo dei sistemi ha fatto sì che le cose procedessero zoppicando. Finalmente! Perfino i sudditi di sua Maestà, insieme ai loro partner dell’EFTA, ma con distinguo vari, si sono decisi a entrare nell’Europa. Da questo momento siamo diventati EU. Giubilo! Siamo cresciuti! Abbiamo una marea di leggi e regolamenti che pochi conoscono. Sperperiamo tanti bei dobloni per tener in piedi tutta la burocrazia che all’EU spetta. In parallelo abbiamo una NATO. Facciamo guerre…pardon: interventi di pace in nome dell’ONU. E a questo punto? Guerra più guerra meno io, anzi IO, anzi IO, erede del général De Gaulle, dirò all’Italia, per interposta persona: “Fuori dalla Libia! Il petrolio serve a noi e ai nostri amici (da quando?) inglesi!” Il fuori dalla Libia equivale a un “Fuori dai coglioni!”
“E se non lo hai capito, ti combino in Libia un casino di bombardamenti che la metà basterebbe e ti ci trascino dentro anche fratello Obama! Tanto lui, già nero di proprio, un po’ più nero d’incazzatura lo diventerà! E ti finanzio i cosiddetti ribelli. E ti lascio sul groppone i risultati della mia bella politica in Tunisia. E se non basta, sta’ attento che riesco a risvegliare i sogni napoleonici in Egitto e ti mando pure quelli! E per concludere: Vive la France Vive la République!”
In dissolvenza: “God save the Queen!”
E la EU?
Monday, March 21, 2011
PARCO DELLA VITTORIA
Il nostro Presidente, fully immersed nei festeggiamenti per i 150 anni dello stato italiano, ci ha tranquillizzati annunciando: “Non siamo in guerra”.
Un sospiro di sollievo da parte di tutti. “E’ vero! Stiamo giocando a Risiko!” ha detto subito qualcuno.
“Ma no!” ha aggiunto un altro “Ci sono i quattrini di mezzo. Forse stiamo giocando a Monopoly!”
“Monopoly? Non dire cavolate! E i pozzi di petrolio? Lì al massimo ci sono le stazioni ferroviarie!”
“Certo! Ma c’è la società del gas!.”
“Chi sa quanti Tornados vale!”
“Perché? Si je glie la paye en Rafales non me la vend? Tu sai che io a suo temps avevo payé en Mirage des droits che poi tu mi hai fregato? C'est vrai. Fa parte degli imprevisti, però…”
“E adesso? Vuoi proprio rifarti la grandeur perduta? Allora perché chiami quei mezzi falliti dei tuoi amici d’oltre manica che a loro il petrolio glie avevano preso più di quarant’anni or sono? Credi che fregando il gas a me tu starai tranquillo? Sarai costretto a liquefarlo, altrimenti non lo trasporti! Io invece ho già il gasdotto con la Sicilia: perciò a me ‘sto gas costa meno! E il gasdotto né te lo presto né te lo affitto. Toh! Béccate questo!”
“Ma io tanto le gas non glie pago proprio. Je donne un contentino…tanto perché non rompano. Poi, comment dit-on? une bottarella al petrolio glie la daremo pure, no?”
“Are you debating about my oil? Do not dare!”
“Nosotros tambien tenemos unos derechos ya firmados con el raìs. Pero lo que nos preocupan màs son los gringos. Tienen una sed maldita de petròleo.”
“Hvorfor er vi her? Tyskerne er ikke med. Olie og gas har vi i Norge! Vi kan godt rejse hjem!”
“Qui sont ces vikings? Ils arrivent avec des avions américains! Quel honte!”
“Stop! Arretez! Fermateve! Un’idea. Compramose tutti insieme Parco della Vittoria e levamose dai cojoni! Forse è mejo!”
Thursday, March 17, 2011
Anno di grazia: 1978
Mosca – URSS
Ministero dell’Industria
Personaggi e interpreti:
- A.N.Kossigyn, ministro e ingegnere;
- delegazione di società d’ingegneria italiana capeggiata da un supermanager.
Oggetto: Promozione della tecnologia per la produzione di bioproteine da petrolio.
(In quei tempi il petrolio costava meno di 5 $/barile. Di conseguenza si poteva pensare di produrre vantaggiosamente mangimi per animali a partire dagli idrocarburi. Oggi si fa il contrario. Infatti si producono combustibili a partire dai vegetali e dalle proteine di scarto)
La discussione tra le parti verte fondamentalmente sulla possibilità che dette bioproteine, presentino dei rischi per la salute del consumatore finale: l’uomo. Possono esistere mutazioni genetiche che non siamo in grado di prevedere! Annuncia Kossygin.
“Certo che no” risponde il supermanager. “Abbiamo sperimentato le bioproteine su cinque generazioni di polli senza constatare mutazioni di alcun genere. L’esperimento è stato condotto sotto lo stretto controllo del più qualificato istituto medico scientifico italiano!”
Kossygin insiste sul fatto che i polli sono polli e che i cristiani sono cristiani (non detto proprio così per non tradire l’areligiosità del PCUS).
Davanti allo scetticismo del compagno Kossygin il supermanager, trasportato dalla sua smania di venditore, la spara:
“Tutto il progresso scientifico ha richiesto le sue vittime. Ancor oggi non si volerebbe senza un tributo di vittime allo sviluppo della tecnologia dei trasporti aerei.”
Qui A.N.Kossygin senza dire una sola parola, si alza ed esce dalla sala riunioni. Non vi farà ritorno.
Ovviamente tutta la presentazione è morta là. Né è mai stata ripresa in seguito.
L’altro giorno, richiesto di commentare la situazione sul nucleare, Casini Pierferdy, con fare saputo, afferma:
Wednesday, March 16, 2011
Friday, March 11, 2011
QUESTI ST…RANI DI FRANCESI
Primo: in base a ragionamenti di convenienza, mettono all’indice i libri di Oriana Fallaci, libri che vengono definiti contrari ai sacri principi di liberté, egalitè etc. nonché truci istigatori all’odio razziale.
Secondo: nel pieno rispetto dello spirito di collaborazione europeo e fregandosene leggermente di ciò che ONU, NATO, EU etc. discutono, aprono unilateralmente al comitato di gestione dei ribelli libici. “Non solo riconosciamo da subito il vostro comitato come legittima controparte nelle nostre relazioni con la Libia, ma, ‘mpress’mpress vi invieremo un nostro ambasciatore” ipse dixit. (Ipse sta per marito di Carla).
Fosse che fosse che le pressioni di certa società petrolifere francesi, società che finora non sono riuscite a far breccia nel cuore di Gheddafi, abbiano contribuito a circondare di aureole le teste dei capi della rivolta? Questo rischia d’essere total-mente vero!
Attenzione però! Quel signore (ex ministro?) d’una certa età, fornito di berretto cilindrico, presentato dalle varie televisioni quale capo del governo provvisorio dei rivoluzionari, ha un bollo in fronte che lo identifica come assiduo frequentatore di moschee. (Nei Paesi Islamici se ne fa un punto d’onore, in quanto dimostra quanto religiosi e osservanti si è. Alcuni, per non incorrere nelle possibili critiche in ambienti molto osservanti, utilizzano un sigaro, ovviamente acceso, per marcarsi in fronte e stare in pace con se stessi per il resto dell’esistenza terrena). Sia chiaro però: essere assiduo frequentatore di moschee non è disdicevole, anzi! Quello che può preoccupare è quanto può accadere allorché si associno convinzioni religiose e ideologie collaudate in altre aree del pianeta. Spero proprio non sia così.
Analogamente i sudditi di sua maestà si dichiarano pronti a tutto. Mi ricordano un muratore napoletano che durante l’esecuzione di piccoli lavori di restauro in casa mia, si dichiarava pronto ad eseguire qualsiasi variazione sul tema: “Voi dite e io faccio!” Anche loro: “Spazio aereo? Eccoci qua. Bombardamento? Sì, pronti. Attacco da terra? Chi meglio di noi?”
E noi maligni, che sappiamo quali siano state le perdite (42 miliardi di $) patite da chi al mare non ci va per pescare bensì per fare buchi sul fondo, siamo indotti a malignare su chi potrebbe avere indotto il governo di sua maestà a trascurare un po’ le nozze dell’erede dell’erede al trono per dedicarsi alla preparazione di avvenimenti dove i fuochi d’artificio possano essere convenientemente realizzati “nature”. Non mi manderete mica Williams direttamente dall’altare al suo caccia o elicottero che sia?
Siamo sinceri: la Libya è stata finora terreno di caccia (petrolifera, s’intende) di società italiane. Un po’ anche gli spagnoli e recentemente i brasiliani si sono aggregati. Si vede che Gheddafi, nonostante il suo odio dichiarato per i colonizzatori italiani, è più incazzato con i francesi (Tchad? Uranio?) e con gli inglesi. Per questi ultimi sto cercando ancora la ragione o le ragioni eventuali. Forse Lui, Gheddafi, preferisce prendere il tè nel deserto piuttosto che alla corte di sua maestà.
Thursday, March 03, 2011
CEE 25 marzo 1957
°Nessuno, almeno in Italia, si sogna d'insegnare l'inno dell'Europa nelle scuole. °Nessuno, almeno in Italia, sa raccontare cosa significa essere veramente Europeo.